Perché (anche) l’offerta cinese di moto ci farà restare giovani

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Il recente salone della moto di Milano, l’EICMA, che si è svolto dopo un anno di stop da Covid è stato caratterizzato da assenze eccellenti, ma anche da presenze importanti.

Non parlo dei marchi europei presenti o di quelli più conosciuti, ma dalla massiccia presenza, più ingombrante del solito, dei marchi cinesi.

La reginetta del salone è stata, per acclamazione, la sportiva prototipo di CF Moto, poi abbiamo visto la Cagiva (si chiameranno così?) Project Lucky Explorer 5.5 (che è una QJ ricarrozzata), c’erano anche le nuove Moto Morini (che con CF Moto hanno molto in comune a partire dal motore), con una serie di altri marchi più o meno conosciuti che hanno fatto vedere di tutto, dagli scooter elettrici ai quadricicli pesanti.

Insomma, EICMA è stata una fiera campionaria molto asiatica e attenzione che non è necessariamente un male. La mia esperienza in Argentina, in un mercato particolare che ha già la presenza asiatica delle moto in maniera importante, mi ha fatto imparare molto sui trend che queste offerte a basso costo e non necessariamente di qualità inferiore, generano negli acquirenti.

Ma vediamo quello che sta succedendo da noi. Come ho scritto qualche tempo fa, il mercato delle moto si sta interessando molto delle basse cilindrate. La moto più venduta in Italia, infatti, è la Benelli TRX502 (ovvero una QJ) e molto seguito sta avendo nello sport la classe 300 SSP. Quali sono i motivi di questo successo? Il prezzo su tutto. Moto che costano complete meno di sei mila euro attraggono più che moto di blasone ma con prezzi 3 volte più alti. Una 300 di oggi, una 500, una 650 fanno più o meno quello che fanno le 1200 e ve lo dice uno che in sella a una Zontes ha percorso 7000 km in Argentina.

Con la Zontes X310 sulla Ruta 40 in Argentina

Dunque, non stupisce il proliferare di marchi nuovi cinesi (o indiani) o vecchi comprati da cinesi. Un esempio di moto di sicuro successo è la Moto Morini Xcape 650. Moto basica, senza elettronica, con un motore vecchio (derivato dal bicilindrico Kawasaki 650 in produzione da almeno 15 anni), un’estetica non dirompente, ma con una immagine solida, dovuta al marchio e alle scelte tecniche non innovative. Pochi cavalli, poca spesa, tanta resa. Ebbene, questi aspetti appena sottolineati non sono negativi, ma pragmaticamente validi. Henry Ford diceva che “tutto quello che non c’è su un’auto non si può rompere”, forse lo pensano anche alcuni costruttori cinesi.

CF Moto, ultima arrivata nel mercato italiano, vende già in Francia e in Spagna da quasi due anni. E sta avendo successo grazie all’offerta di prodotti validi (motori di progettazione Kawasaki o KTM), Voge sta proponendo moto complete e ben fatte con motori di derivazione Honda e BMW e così via. Ma torniamo al cliente.

Ecco se siete motociclisti, guardatevi attorno e cercate di pensare ai vostri colleghi di passione. Quello che conosco io più giovane ha 30 anni, il più vecchio 63. La media della mia “compagnia” motociclistica è tra i 40 e i 48 anni. Fate questo esercizio anche voi. Ebbene, chi usa la moto per viaggiare, per spostarsi in città per uscire con gli amici sta diventando sempre più “stagionato”. Se accettiamo questa analisi capiamo anche perché le supersportive interessano sempre di meno (e ne vengono proposte sempre di meno dalle case), ma hanno sempre più successo le crossover e le moto sfruttabili. L’età c’entra perché non credo di sbagliare se dico che la generazione che aveva 16 anni nei primi anni 90 è stata l’ultima a subire il fascino delle moto vere. Ed è ancora questa generazione che, per la maggior parte, le compra. E se approfondite la ricerca chiedendo ai vostri amici motociclisti cosa pensano ad esempio della Moto Morini Xcape, resterete sorpresi dai commenti positivi, nonostante abbiano sotto al sedere delle 1200 europee da diverse volte il valore della moto italo cinese.

Oggi i sedicenni hanno altre mire e vi basta fare un giro all’uscita di un liceo per capirlo. Quando andavo alle superiori il luogo più frequentato era il parcheggio dei motorini (dove c’erano delle gran belle 125, soprattutto), oggi davanti alle scuole ci sono doppie file di macchinette, diesel, elettriche, la maggior parte tamarrate, come facevamo noi con le marmitte a espansione, solo oggi si va di cerchi larghi e stereo esagerati. Ma la vera passione oggi non sta nel motore, piuttosto nel mondo etereo dei social e della popolarità indotta.

Foto Ligier Italia

Noi da “vecchi” preferiamo ancora il giro del sabato o della domenica, il viaggio estivo, i passi alpini, tutte cose che se le racconti a un sedicenne di oggi ti guarda come un alieno. Il mercato delle moto, dunque, segue l’invecchiamento di chi le compra e il flusso economico del Paese. Tante Benelli seguiranno a tante Morini acquistate da motociclisti di ritorno che vogliono moto facili e non aggressive.

L’età media sale anche in pista e forse ci avete fatto caso anche voi. Chi si toglie il casco dopo una sessione ormai ha i lineamenti di oggi di Kevin Schwantz, non quelli di Pablo Acosta, quelli sono rari e girano in una sorta di riserva indiana, già professionisti da proteggere. Le giornate in pista sono appannaggio di appassionati sopra i 40, gli stessi che si possono permettere moto da 20k euro, termocoperte, cavalletti dedicati, furgone e turni. Ci vuole un reddito importante per avere questa passione, è sempre stato così ma di questi tempi lo è di più.

Kevin Schwantz in sella alla Suzuki GSXR1000RR

Quindi per concludere, siamo sempre noi che compriamo le moto, la generazione degli anni 70, con qualcuno degli anni 80 e i pochi rimasti delle annate precedenti e il mercato sta facendo di tutto per non farci invecchiare. Grazie.

(Foto di copertina di Luca Di Vanno)

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