Eicma 2023, la Cina ha vinto

Il Salone delle Moto di Milano è un appuntamento importante per tutti. Il settore mostra i muscoli, le Case si misurano, gli appassionati si fanno la bocca su quello che potranno, vorranno o sogneranno di portarsi in garage.

Il 2023 è un bell’anno. Ci sono molte novità tutte interessanti, soprattutto dalla Cina. Non importa se cinesi puri o cinesi travestiti da marchi italiani o pseudo tali, ma le vere novità del settore arrivano da li.

Andiamo con ordine. I giapponesi hanno smesso di innovare. Hanno altro per la testa e si vede. Continua la spremuta di bicilindrici paralleli sposati a ciclistiche povere (di acciaio, mentre una volta un telaio per essere chiamato tale doveva essere di alluminio), o da 4 cilindri che francamente – belle eh – ma o hanno basi vecchie e nomi impossibili come la Suzuki GSX-S1000GX o fanno il verso a tutta una serie di modelli già visti milioni di volte come ad esempio la nuova Honda Hornet 1000. Voglio sottolineare che, le moto che ho appena citato, sono certo vadano bene. Sono, come dire, per nulla eccitanti, lasciano li l’attenzione di passaggio. La Suzuki sarà un’arma in viaggio, tra i passi, con l’elettronica giusta, le sospensioni intelligenti, ma quando sposto lo sguardo dallo schermo TFT, dalle linee pungenti all’anteriore e guardo il gruppo telaio-motore-scarico, non posso che pensare “ma in Suzuki quanti ne hanno di pezzi per fare sempre il vecchio K5 con quel telaio, quel forcellone e quello scarico?!”. Anche basta, perché parliamoci chiaro, ci vogliono quasi 20K € per comprare una di quelle moto.

Dando a Cesare quello che è suo, l’unica Casa nipponica che ha deciso di innovare davvero è Kawasaki. Il colosso dei treni superveloci e dei sottomarini nucleari, che ha preso gli schiaffi in SBK negli ultimi tempi perdendo anche Johnny Rea, ha messo al lavoro i suoi ingegneri e, già prima di Eicma, ha presentato la sua prima moto “strong” hybrid, la H7 che a Milano è stata mostrata anche in versione naked Z. Basta, fine delle innovazioni.

Per quanto riguarda le Case italiane, dividendo le completamente tricolori dalle mezze, il Gruppo Piaggio ha fatto il suo compitino portando finalmente la sua 1000 crossover, la MotoGuzzi Stelvio. Bella, nuova, raffreddata a liquido, ma già vista mille volte. Il frontale è troppo simile alla V100 Mandello e non solo a lei. Mi ricordano, faro e cupolino, in maniera prepotente anche la prima Aprilia Capo Nord 1000 V2. Insomma, la Stelvio è bella, ma non stimola il mostro a ballare nella testa per trascinarmi in concessionaria. Aprilia non ha presentato novità importanti mai viste prima, anzi, a dirla tutta la saga RSV4, Tuono V4, nonostante siano moto super efficaci, hanno un po’ stancato, sono sul mercato da eoni.

La scimmia si accende e balla sulle proposte Moto Morini invece. Qui siamo in zona “nome italiano, tecnologia e proprietà cinese”, come Benelli, ma questo marchio ha fatto bene e sul serio i compiti a casa. Motori interessanti e proposte affascinanti sono la X-Cape 1200 che riporta in auge il motore V87° a corsa corta che aveva stupito gli appassionati più di 10 anni fa e la Corsaro Sport soprattutto. Questa moto con un V2 a 90° da 750cc e 96 cavalli promette il look ammodernato delle sport tourer di un tempo come la mitica VFR di Honda, dismessa proprio in questi ultimi due anni. Sinuosa, raccordata, con un design personale e accattivante la Corsaro Sport è la sola moto che comprerei domani mattina e la candiderei per il premio “più bella del Salone”. Peccato solo che la moto vista ad Eicma non arriverà sul mercato prima del 2025.

La Cina ha vinto, però in termini di proposte, nuovi modelli, iniziativa e voglia di portare qualcosa di nuovo. Non è una invasione, attenzione. Il fatto è che la nostra industria ha smesso di essere propositiva. BMW non era presente al Salone, tanto la nuova GS1300 l’aveva già presentata (e manco quella è così bella da gridare al miracolo, ma è anche lei un’accozzaglia di già visto allucinante), ma sono intervenuti gli austriaci di KTM, mettendo in campo quell’orrore della Duke 990. Brutta da qualsiasi angolazione, la spigolosa arancione offre il peggio di se nel frontale, proponendo un faro disgustoso, che nell’utilizzo della domenica – nello sparo tra le curve – può essere pulito solo dallo spazzolone del wc. Bocciata.

Tornando a parlare del cinesi, CF Moto è l’azienda più matura, in grado di fare moto sue al 100% o usare tecnologie dei partner in modo personale, senza scadere nella falsariga, come accaduto con la Voge 900 DS (telaio, motore, scarico, tft, blocchetti manubrio della BMW GS 850 e sovrastrutture tipo). La piattaforma 450 (questa la nuova cilindrata di mezzo) è ora completa con la versione trail, che secondo me farà bei numeri una volta verrà comunicato il prezzo. Kove, invece, è un’azienda tutta da seguire. Il suo Ceo è più appassionato di Nico Cereghini, le moto sono interessanti e ci possiamo aspettare solo gustose novità tipo la 4 cilindri in linea 450 sportiva o le fuoristrada da 250 a 800 tutte da scoprire.

Il mondo delle moto è alla ricerca di qualcosa. Non di supersportive, quelle ormai sono riservate a una piccola cerchia di “pro” che le usano (o dovrebbero usare) solo per la pista, tant’è che a Eicma la cilindrata per le supersport, ci hanno fatto vedere, va da 400 a 500cc, più facili, gestibili e acquistabili.

Stiamo cercando crossover sì, ma forse non a tutti i costi 1300. Più leggere, più agili, adatte a fare il mestiere dello scooter in città e il viaggio quella volta l’anno alla ricerca di un po’ di libertà. Il pubblico è cambiato, c’è una fronda di irriducibili, con i capelli bianchi come i miei, che non vuole rinunciare alla potenza e alle emozioni dei pluricilindrici avvolti in telai belli da vedere e quelli nuovi e di ritorno, che non vogliono parlare con il telemetrista ogni volta che devono salire in sella.

I motocilisti di oggi, in cerca di una identità, vogliono andare e basta senza tante complicazioni.

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