Il terremoto Austria, da Fenati alla Ducati, il paddock trema

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Pista nuova situazioni nuove. E mammamia, potevate non essere così letterali per una volta. Il primo GP d’Austria da 20 anni a questa parte ha scosso il paddock, rendendo meno certe alcuni capi saldi delle ultime annate.

Primo, l’affaire Fenati. Che Romano non sia un carattere accomodante ce ne eravamo accorti anche al principio, dal Team Italia in poi. L’ascolano è una gemma grezza che dopo quello che è successo allo Spielberg – si ma che è successo? C’è chi dice siano volate parole grosse tra il pilota e il team manager Uccio e chi dice, peggio, sia accaduto tra Romano e Nieto. Quello che sappiamo è che non si è comportato bene, ma cosa abbia fatto Fenati non si sa completamente  – il pilota che era terzo nel mondiale ora ha la strada in salita e una carriera che non è e non sarà più quella di prima. Romano era proiettato verso il salto in Moto2, sempre con il Team SKY VR46, mentre ora non si sa bene cosa farà.

Perdere la stima, la protezione e la faccia con Rossi che dichiara quanto sia stato amaro non essere riusciti a fare di Fenati un pilota professionista è una spinta verso il basso per qualsiasi velleità per l’italiano. Tutto si può fare, certamente, ma non essere cacciati dalla squadra della leggenda vivente del motociclismo, perché come la si mette è, nessun pilota vale un’unghia di Rossi, e se è lui a mettere alla porta questo pilota il terreno che gli si farà intorno non sarà di certo rigoglioso.

Il problema qui non è capire che ha ragione o chi ha torto, il problema, molto banalmente è quello che è accaduto dopo. Anche se non sono stati spiegati i motivi del perché o del per come, Fenati è stato cacciato, oltretutto prima di una gara, da una squadra molto importante che ha preferito abbandonare la lotta per il titolo della Moto3, per liberarsi di un elemento evidentemente troppo scomodo. Questo basterebbe a minare la reputazione di chiunque, figuriamoci se il calcio nel sedere arriva da il messia delle due ruote. Detto questo, ora c’è chi dovrà cercare un altro pilota e un pilota che dovrà rifarsi una verginità e non sarà facile.

Veniamo alla Ducati. Che bella vittoria quella di Iannone! In Austria Andrea ha battuto Andrea e ha fatto vedere al management della casa italiana cosa è capace di fare. Mentre in Ducati festeggiavano anche in Suzuki, dall’altra parte della pit lane, c’è stato chi ha sorriso sotto i baffi e non per un posto nella top ten, ma per aver scelto ancora una volta un cavallo buono.

In Ducati la vittoria di Iannone è una boccata d’ossigeno, che riporta Gigi Dall’Igna in alto, ora che ha riportato la D16 alla vittoria con una moto frutto al 100% delle sue intuizioni e del suo sistema di lavoro, non ci sono dubbi: Aprilia ha fatto male a farselo scappare e Ducati ha vinto. Del resto i mal di pancia di Roberto ColanOK_G025366inno – che in soldoni è il padrone della Piaggio che a sua volta ha in seno il marchio Aprilia – all’indomani della vittoria della Ducati in Austria sono la cartina di tornasole delle scelte avventate degli ultimi anni. In Aprilia a pagare sarà forse il più esposto ai media, ma non sarà certamente lui il responsabile di scelte strategiche che sono sicuramente passate sulla sua testa, portando quel frutto ancora acerbo che è la RSGP in pista saltando tutta la normale stagione di test che le moderne MotoGP hanno bisogno di fare. E qui la KTM che verrà rischia già oggi di far fare delle brutte figure al reparto corse di Noale.

La Ducati, dunque può gioire. La moto c’è, Iannone fino a novembre anche, ma il futuro come sarà? Con Lorenzo che sicuramente deve fare ancora amicizia con la moto italiana e con il Team Pramac chee diventerà ufficialmente ufficiale. Li ci sono Redding e Petrucci, che sono bravi e non si discute, ma sono poco costanti al momento e visto quello che sono in grado di fare i piloti Honda o Yamaha e Suzuki, beh proprio sulla costanza bisognerà lavorare. Ma va dato atto a Dall’Igna, alla sua visione e al suo essere organizzatore. Senza queste doti, che Ducati ha pagato (sotto forma di un bell’ingaggio per l’ingegnere veneto) oggi saremo qui a commentare di un reparto corse che si fa la guerra al suo interno come accadeva prima dell’epoca di Gigi.

 

 

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