L’immensa pazienza di chi viaggia per seguire le moto…

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I recenti avvenimenti della trasferta argentina della MotoGP mi spingono a parlarvi di quanta forza d’animo ci vuole per seguire le corse. E quando parlo di corse parlo di una serie di eventi che per forza di cosa portano l’addetto ai lavori a viaggiare come un pacco postale per la maggior parte dell’anno, quindi dentro ci stanno anche Superbike, Cross, F1…

Precisando che le 67 ore di viaggio da Rio Hondo a Austin sono un nuovo record mondiale – l’anno scorso nel percorso inverso avevo fatto 43 ore – sappiate che non è sempre così. Il caso limite può succedere, ma in media in un anno è difficile avere più di due o tre trasferte sfigate per i viaggi.

Detto questo, pongo alla vostra preziosa attenzione qualche episodio. Il primo è legato alla concezione del “volo interno”. In alcune redazioni e team che conosco, ad esempio la famigerata “trio asiatica” Giappone-Australia-Malesia, sono considerati voli interni quelli dal Giappone all’Australia o dall’Australia alla Malesia. Mi piacerebbe a volte richiamare gli insegnanti di geografia di questi personaggi. Ogni volo considerato interno, scali non compresi e necessari (in economy) va dalle 10 alle 14 ore. Fate voi.

Altro campo di fastidio è quello legato alla possibilità di non potersi scegliere il posto se si è comprato un volo di gruppo. Capita, come nella foto che vedete in alto, di farsi anche 16 ore nei posti centrali di una angusta economy, magari con vicino un cinese che dorme dal primo minuto a bordo, da una parte, e dall’altra un tizio che ride ad ogni scena del film di bholliwood che guarda sullo schermo.

Capita, ed è capitato, di trovare i rent car chiusi, sempre più spesso nel nord Europa, dove, cascasse il mondo, si lavora dalle 8.30 alle 18. Senza se e senza ma e alla faccia dell’elasticità di un aeroporto che dovrebbe funzionare quasi h24. Con questa gente non si ragiona, la macchina la prendi in orario di apertura o ti attacchi, e chissenefrega se arrivi tardi per merito di qualche traffico aereo sballato.

Ci sono poi i colleghi nervosi. Quelli che devono andare in aeroporto 7 ore prima della partenza dell’aereo. Non in America, dove ci starebbe anche, visti i mille controlli che devi passare, ma in Europa. Si arriva li, davanti al gate, ma il tuo volo sarà dopo altri 4… Pazienza.

La sopportazione è messa a dura prova dai mille controlli di sicurezza ai quali, ci si sottopone, sappiamo tutti che servono e guai a non farli. Poi scopri che nello zaino avevi di tutto e nessuno se ne accorge, oppure che non avevi niente ma a Francoforte il tuo bagaglio a mano diventa sospetto per il fatto di trasportare mille cavetti. Ecco, bravo gendarme teutonico, prova tu a lavorare nel mondo wireless senza almeno 45 cavi e trasformatori.

Facciamo un lavoro bellissimo e non si discute, siamo fortunati e non ci piove, ma ragazzi, in molti alla fine dell’anno vorrebbero una scrivania in un ufficio e qualche ora di traffico. Poi i due mesi di stop finiscono e non vediamo l’ora di rifare le valigie. Per andare ovunque, tranne a Rio Hondo.

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