Troppe “special edition” per Misano

Il troppo, stroppia e questa volta a Misano non si sono regolati. Va bene che il paddock è per il 55% italiano, ma stavolta tutti avevano qualcosa da celebrare con una nuova livrea per il casco, la tuta, il camper, la moto… Troppo. 

Iniziamo col dire che la questione delle special edition, senza Rossi in pista, ha perso di tono. Tutti ci aspettavamo il tradizionale casco speciale di Valentino elaborato da Aldo Drudi e di suoi ragazzi creativi, è vero. E anche il bravo Drudi stava creando un po’ di attesa sui social lanciando immagini di “lavoro” sulla nuova creatività per la gara di casa del Dottore, ma l’infortunio in allenamento ha tolto di mezzo questa opportunità.

Dunque sono giorni che chiunque nel paddock lancia la sua livrea speciale. Chi azzarda disegni da spiaggia sul casco, chi estremizza le sue grafiche tradizionali, insomma tutti vogliono farsi vedere un po’ d più.

Che l’esigenza nasca dal fatto che Rossi non sia in pista col rischio di far abbassare le attenzioni dei media sulla gara di San Marino? Può darsi. Ma il fatto che in molti abbiano scelto questa tecnica di comunicazione è sintomatico di poca immaginazione.

La special livery deve essere utilizzata con oculatezza. In un evento pieno di queste attività, la cosa non ha più il risalto che si vuole ottenere. Ci vorrebbe forse un po’ di pianificazione, per calcolare le opportunità di investir dei soldi per fare una determinata attività, poiché il rischio è che quello di vanificare l’effetto desiderato in un ambiente dove tutti hanno avuto la stessa idea.

Un esempio di “special livery” ben fatto è quello dello scorso anno di Aprilia, quando dedicò le sue moto all’associazione RED (#iRideRed) sacrificando tutti i suoi sponsor fino ai propri marchi sul serbatoio, accadde a Valencia lo scorso anno e giustamente fece notizia.

Personalmente trovo discutibile molte delle iniziative fatte a Misano quest’anno per le gare della MotoGP. Non entrando nello specifico di tutte le “special livery”, ne apprezzo solo una, quella di Mattia Pasini, che ha dedicato il suo casco a Marco Simoncelli. Mattia era un vero, grande amico di Marco e rivedere correre quella grafica proprio nella classe di mezzo del mondiale (che una volta era la 250) proprio nella pista dedicata al pilota di Coriano, crea qualche emozione.

Tutto il resto è inutilmente in più.

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