The Handyman, il pilota che merita una sella buona

Danilo Petrucci, per gli americani “The Handyman”, il tuttofare, potrebbe far scrivere una pagina tutta nuova (e tutta sua) sull’albo d’oro del motociclismo.

Nel 2022 ha fatto la Dakar in sella alla KTM Factory del Team Tech3 (lo stesso che lo aveva escluso dallo schieramento MotoGP) vincendo una tappa – primo e unico pilota di velocità a riuscire nell’impresa – poi ha fatto i bagagli e si è trasferito in America, per correre con la Ducati Panigale V4 – l’unica schierata nel campionato – nel campionato delle derivate di serie.

Dopo aver ottenuto il secondo posto, andando sul naso a tutti i piloti della serie ma diventando il beniamino del pubblico, ha ricevuto una chiamata, praticamente sul podio di Gara2 dell’ultima gara del Moto America al Barber Park. Dall’altra parte del mondo c’era Livio Suppo che gli chiedeva (per la seconda volta) di correre al posto di Joan Mir sulla Suzuki GSXR-RR ufficiale al Buriram in Thailandia.

Giusto il tempo di rifare la borsa, portarsi il casco e una tuta (quella del MotoAmerica, per sicurezza) per andare in aeroporto e sbattersi 35 ore di volo dall’America al sud est asiatico. Petrucci è l’ultimo dei piloti versatili, di quelli che si fanno pochi problemi a prendere (qualsiasi) manubrio in mano.

Ma da dove arriva questa “abilità”? Sicuramente il percorso di Danilo Petrucci lo ha aiutato. Fuoristradista come tutti i ternani, ha assaggiato la pista giovanissimo in sella a tutti i campionati che poteva fare, dal monomarca Honda con la CBR 600 a quello Yamaha con la R6. Arrivato alla Stock 1000 ha sfiorato il titolo al suo secondo tentativo. Un predestinato possiamo dire che poteva rimanere nell’ambito delle derivate, se non fosse per una follia completa.

Quella follia si chiamava Ioda, era il tempo del regolamento della MotoGP che consentiva alle CRT (moto con motore derivato di serie) di partecipare. La moto con cui debuttò Petrucci nel mondiale era costruita in casa – letteralmente – con un telaio in tubi e un motore Aprilia, con il Reparto Corse di Noale nemmeno contento dell’operazione.

La TR003, ribattezzata dal box “La Gigiazza”, andava piano, serpeggiava, faceva i capricci, ma proprio quella moto ha consentito al pilota ternano di debuttare in MotoGP. Da qui l’occasione che gli ha consentito la salita, verso il Team Pramac, poi la squadra ufficiale Ducati, poi la KTM, poi qualche puntata nel mondiale enduro e poi quello che è successo quest’anno.

Petrucci le ha praticamente guidate tutte, gli manca solo la Honda in MotoGP e se fossi in quelli della HRC, forse un posto da collaudatore, almeno, lo offrirei a Petrux.

Nessuno come lui ha esperienza delle moto del mondiale (ne ha utilizzate la metà, mancano Aprilia, Yamaha e la Honda), nessuno come lui è così versatile, nessuno come lui merita una sella buona.

Anche se, sono convinto, il futuro di Danilo sarà nelle derivate di serie, un pensiero ce lo farei, no?!?.

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