Autori truffaldini e non umani, attenti a quello che leggete

Siamo nell’epoca di Chat Gpt, dei bot che scrivono come esseri umani, che riempiono siti internet di notizie, che sparano contenuti a raffica rimestando nel passato, facendo titoli accattivanti e provocatori.

Siamo nell’epoca della ricerca del clic, della visualizzazione e dell’engagement, più del solito – che non è la mission di questo blog, sul quale scrivo ogni volta che ne ho voglia – ma in questa pausa invernale siamo stati subissati di contenuti mondezza, sia dalla stampa specializzata riconosciuta, sia dalle pagine acchiappaclic che sono state fatte solo per alimentare gli algoritmi dei motori di ricerca alla caccia di monetizzazioni facili.

Monnezza su tutti i fronti. A palate, che puzza pure. Mi chiedo, vi chiedo, ma quanto è digeribile questa situazione? Quanto è allarmante che i contenuti, di ogni genere, vengano scritti da un AI raffinata? Vi chiedo quanti di voi si sono bevuti i litri di stupidaggini che ci hanno propinato.

C’è bisogno di commentare??

Abbiamo visto morti alla Dakar con foto di camion sul povero spettatore investito annesse in apertura di siti che parlano di moto, come se nulla fosse, in barba a tutte le carte deontologiche che un sito riconosciuto come testata giornalistica registrata dovrebbe seguire.

Abbiamo capito che le AI formano testi partendo sempre da lontano in una storia, mettendo la notizia alla fine, che è l’esatto contrario di quello che dovrebbe essere. Ma c’è un perché. Il paradigma classico del giornalismo vede la notizia in apertura (subito nella prima frase) e un approfondimento costante delle righe successive. Questo schema al quale siamo abituati non soddisfa gli algoritmi che vogliono un tot di permanenza sulla pagina, badate bene, non perché il contenuto vale, ma per dare tempo ai pop up e ai banner pubblicitari di essere visti. Testi come separatori di pubblicità, per intenderci. Quando la pubblicità è più importante di quello che leggete, per favore, cambiate sito, fatelo per voi.

La stampa tradizionale non sta evolvendo nella qualità dei contenuti, nella forza delle inchieste (no, meglio non disturbare l’investitore o il potenziale tale) o nella ricerca della notizia che dovrebbe essere la missione di chi informa, ma al contrario, si sta prediligendo un’altra strada, quella del subdolo messaggio pubblicitario infinito.

In questa spirale nella quale è sempre più facile cadere, confondendo quello che è interessante da quello che non vale nemmeno un clic, passa la formazione della coscienza degli accadimenti. Ultimamente ci si è tutti concentrati sulla nuova carriera di Valentino Rossi in auto.

Anche Gazzetta cade nel fascino del contenuto acchiappaclic.

Il pilota marchigiano sta vivendo un nuovo momento della sua carriera in pista, in modo diverso da quello che ha frequentato nella sua vita motociclistica. Non è in campionati top (non è in F1), ma corre in endurance portando con se una grande visibilità. Rossi è sempre Rossi del resto e nessuno dice il contrario.

Ma attenzione, faccio questo esempio perché è l’accadimento più vicino in ordine di tempo. Ogni volta che Rossi corre, si fanno titoli sul suo passato in moto (ultimo titolo vinto nel 2009), sulle sue rivalità con piloti ormai tutti (tranne uno, Marquez) ritirati, in un esercizio acchiappaclic, tragicomico.

Per forza di cose, Valentino Rossi è il driver principale dei contenuti che potremmo definire a strascico. VR è un personaggio riconosciuto non solo dagli appassionati, ha successo, una bella compagna, soldi, fama, è l’esca fantastica per racimolare un clic. La sua carriera in auto è un pozzo senza fondo che consente di titolare di successi personali in una categoria, quella dell’endurance dove si guida in 4.

Lo avrete letto tutti del podio nella prima gara di Endurance nella 24 ore di Dubai di Rossi con la BMW M4. Aperture a tutto schermo, paginate rosa, foto della macchina col 46 giallo in copertina, titoli in corpo 56 nei quali l’unico pilota citato era italiano. Vero, Rossi era nell’equipaggio, ma Valentino è stato il pilota che ha guidato meno degli altri 3 (Hesse, Martin Gelael) nella gara ed è anche quello che, tamponando un altro concorrente, ha preso una penalità di 30″. Insomma non è stata una prestazione super, ma tanto basta per accendere il megafono e cercare l’accesso facile al contenuto.

Detto questo, per favore, sviluppate il vostro senso critico lontano da quello che vi suggeriscono i social, leggete e informatevi da chi fa informazione con la I maiuscola, state lontani dai siti un tot al kg, da quelli che mettono i morti in apertura (non in nome dell’informazione ma solo per il cinico obiettivo di stimolare i pruriti più bassi che pervadono gli esseri umani).

Vogliatevi bene nella conoscenza.

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