Al ritorno da una trasferta in Spagna, ebro della vallata dell’Ebro, che purtroppo ho fatto in macchina e non in moto, non vedevo l’ora di fare un bel giro in moto.
Individuato un bel venerdì, con la complicità della scuola di mio figlio e dell’ufficio di mia moglie, mi sono ritagliato qualche ora solo con la “rossa”.
La vecchia che dopo la sgroppata in Germania era rimasta praticamente a riposo, ha impiegato 4 giorni per riprendere vita. Prima la batteria lievemente scarica, poi uno zoppichio di cilindri, e alla fine, dopo due colpi di tosse, ha ripreso vita.
Con sempre bene in mente le strade della Catalogna e dell’Aragona, ho iniziato il mio giro infrasettimanale. Dopo aver preso il Raccodo Anulare di Roma, ho scelto la Cassia Bis per andare verso Ronciglione e la Cassia Cimina. Ecco, qui i primi 30 km di asfalti di decine di qualità diverse, con buche di diverso diametro e profondità. La Cassia Cimina anche lei, verso Viterbo ha i suoi problemi, ma è divertente.
Malissimo la Cassia verso Acquapendente. Un disastro per le sospensioni della mia VFR e per i mei gioielli di famiglia. A oltre 80 km, non ho più in testa le strade spagnole ma diverse, per dimensione e quantità, madonne. Ma è il mio giorno libero e vado avanti. Decido di andare verso Orvieto e scelgo di andare a Fabbro. Altra scelta sbagliata. La strada è asfaltata per modo di dire e non vado oltre.
La musica cambia in Toscana. Mediamente le strade statali e provinciali sono buone, ma anche li, c’è dell’incuria. Sulle giunzioni dei ponti si salta, ma non ci sono buche paragonabili a quelle romane o del Lazio.
Insomma in 443 km di scampagnata, avrò goduto di un asfalto decente per una 4oina di Km al massimo, ma nulla di paragonabile al fondo stradale spagnolo.
Se i nostri “cugini” iberici sono in crisi come ci raccontano, noi abbiamo qualcosa da imparare in molti campi. Uno è quello dello stato delle strade, uno è il costo del carburante. Non ve lo dico quanto costa mediamente al litro, non vi voglio far incazzare…