E’ ora di fare le casse, una nuova stagione è alle porte

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Mi sembra ieri di essere tornato dal Qatar e di aver finito la mia prima stagione in Superbike. No, non era ieri, era fine ottobre e, devo essere sincero, mi è sembrata una bella annata. Tante soddisfazioni, tante emozioni, amici piloti e amici meccanici con i quali ho diviso spazi, macchine, camere.

L’ambiente, seppur diverso da quello della MotoGP – fanno tanto i pochi soldi in circolazione in SBK rispetto al mondo dei prototipi – è molto racing, nel senso della passione per le corse che chi fa funzionare la macchina delle derivate di serie fa strasparire senza vergogna. La formula delle due gare mi piace e secondo me anche il format dei due giorni è azzeccato perché sia i piloti che le squadre hanno la possibilità di ragionare meglio tra un evento e l’altro.

Se da questa parte del paddock la gente è bella e genuina, dall’altra, quella delle tribune – beh in qualche occasione ci siamo sentiti soli – è stata sorprendente. Parlo della Thailandia, dell’Olanda, dell’Inghilterra, di Misano, di Imola, della Francia. Non numeri da GP ma persone vere che sono venute in moto per vedere moto e piloti, punto. Concreti, decisi e genuini, belli. Mi ci sono impersonato, perché per me se non ci lavorassi dentro, andare a vedere le gare sarebbe proprio questo: amici, moto, divertimento.

Sta per iniziare tutto da capo, dicevo. Tutto è pronto o quasi. Nella testa mi sto facendo una lista di quello che mi porterò dietro per 13 week end di gare. Abbiamo un pilota nuovo, educato e veloce che sta facendo amicizia con la nostra moto, uno solo in Superbike e uno in SSP300, un ragazzo che ho conosciuto quando era alle primissime armi e che ora ritrovo cresciuto (mentre io sono invecchiato!), determinato e pronto a una nuova sfida.

Quello che non dovrò dimenticare è di rimanere fedele a me stesso. Nel mio lavoro, quello di comunicatore, può capitare di dover cambiare. Per ora a me è capitato poco, sono stato fedele ai miei principi, accettandone tutte le conseguenze, quindi avanti così. Poi dovrò portare con me la mia esperienza, ma senza farmi fregare da lei perché se è vero che è tanto tempo che frequento dei paddock, devo tenere in mente che tutto può succedere, quindi devo lasciare spazio all’attenzione a tutto, dai dettagli in su.

Per chi si avvicina a questo mondo che è frenetico per nove mesi dell’anno e sornione per circa tre, dovete sapere che i famosi addetti ai lavori fanno una vita dissociata durante la stagione.

Mentre tutti guardano ai ponti per poter respirare tra una settimana lavorativa e l’altra o per rosicchiare del tempo in più agganciato a qualche giorno di festa comandata, noi sappiamo che dovremo partire o tornare da quell’aeroporto, dopo una settimana corta di adrenalina, agitazione e orari tirati. Mentre i nostri figli crescono e magari fanno il saggio di nuoto, noi siamo dietro a un’intervista, organizzando una conferenza o pronti a scrivere le ultime dichiarazioni su un comunicato.

Quindi, dalla modalità “normale”, è ora di far scattare quell’interruttore che ti fa diventare quasi un alieno in casa, perché se le corse sono adrenalina per i piloti, per noi che ci stiamo intorno, è concentrazione, scomodità e soddisfazioni quando vengono. Del resto è pure sempre un lavoro. Forza.

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