Fiere e gare, il pubblico rimarrà virtuale anche nel 2021

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Chi di voi è disposto oggi a pensare di andare a una fiera di moto o a una gara nel 2021? No perché francamente, i segnali per poter pensare a queste attività non ci sono, ad oggi.

La pandemia ancora c’è, il Covid è un nostro compagno di vita e purtroppo di morte per tante persone e non molla un attimo. Abbiamo la speranza dei vaccini, sappiamo trattare meglio i sintomi, ma le varianti sconosciute e le mutazioni della malattia inducono a pensare che, no non è il momento per la socialità. Ci siamo fatti scrupoli per vedere i parenti a Natale – almeno io me ne sono fatti – figuriamoci a saltare con migliaia di sconosciuti cantando “al Mugello non si dorme”.

Le fiere, pure quelle, scordiamocele. BMW ha inaugurato la serie delle Case che ha già detto addio sia a Intermot che a Eicma. E se la casa tedesca lascia, sappiamo già che molte altre la seguiranno. I rischi si devono ridurre al minimo, è chiaro. Ma per quanto tempo ancora? Difficile fare una previsione basandosi sulla solo dato oggettivo di cui disponiamo al momento, ovvero la speranza.

Le gare, almeno quelle ci saranno. Superbike e MotoGP, che hanno comunicato i loro calendari più o meno definitivi, schiereranno il loro circo di piloti, moto e meccanici. E basta. Nessuna presenza non necessaria sarà ammessa nel paddock, figuriamoci sugli spalti. E così non vedremo i parcheggi pieni di moto, il colore che gli appassionati danno agli spalti, ma solo inquadrature strette sui duelli dei piloti di testa, interviste a manager in mascherina e festeggiamenti distanziati. Dunque, invece di programmare un viaggio al circuito preferito per vedere una gara, anche quest’anno non ci resta che scegliere la piattaforma dove guardare le gare, dalla TV, dal tablet e dal divano (senza salirci troppo in piedi, che una nota marca di divani ha la scadenza della promozione domenica…).

In questo contesto, inizio a notare una mancanza di ottimismo. Si perché non mancano solo gli eventi di massa, sono assenti da mesi anche quelli di gruppo. Noi motociclisti, solitari (o in coppia) in sella, ci radunavamo per parlare delle nostre moto, per un giro con gli amici, per andare in un agriturismo, per fare quella socialità fraterna che stiamo perdendo. I gruppi di motociclisti non sono più nelle belle strade d’Italia, ma sono assiepati nei social network, cercando di programmare giri che saltano a ogni DCPM. Si parla in rete di gomme come mai prima, di vintage, di modelli del passato e questo denota una vitalità che è un po’ la nostra brace sotto la cenere.

Da motociclista praticante in ogni giorno dell’anno, sto notando una cosa. Se prima ci si salutava in moto quando incrociavamo qualcun altro su una statale, ora ci salutiamo, quasi con pietà reciproca, quando ci incrociamo in città. Tra un semaforo e l’altro, in mezzo al traffico della mattina.

Qualcosa rischia di minare la passione. E’ la paura, sono le limitazioni continue (ma necessarie) a volte comunicate male e tardi delle quali – nemmeno le forze dell’ordine – riescono a capire fino in fondo i confini normativi. Siamo tutti in cattività. Viviamo in appartamenti dove prima tornavamo tra un turno di lavoro e l’altro, ora ci lavoriamo vivendo con un occhio ai notiziari e alla finestra per capire il colore della regione e la situazione meteo.

Teniamo duro. Torneremo alle fiere, andremo alle gare e organizzeremo giri in moto . Prima o poi.

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