Honda, abbiamo un problema in MotoGP

Le vittorie sono sempre belle e un pilota che sta per vincere il suo ottavo mondiale con la tua moto (Honda) è sempre bravo. Ma attenzione, vorrei spostare la vostra attenzione su un altro fatto. Marquez è un cannibale nel mondiale, come lo ha definito giustamente Giacomo Agostini che si è preoccupato dello spagnolo in ottica record mondiali, ma lo è anche nel suo stesso recinto. Al netto delle simpatie/antipatie o del tifo, bisogna sottolineare come Marc da Cervera sia l’indiscusso re della classe regina del motociclismo. Non ha rivali, o almeno, quelli che aveva, li gestisce con la mano sinistra, usando la destra solo quando c’è da ribadire il suo dominio, come ha fatto con  Fabio Quartararo a Misano.

Questo dominio però, cara Honda, ti sta creando un problema serio. Mi viene quasi da dire che la tua moto era più Honda – nel senso di guidabilità – quando la sviluppava Casey Stoner. L’australiano aveva dato la sua impronta alla RCV, rendendo anche la Open più friendly per i piloti, invertendo la tendenza innescata in Ducati, quando la desmosedici senza telaio la guidava solo lui e poi a un certo punto – quando scelse di andare via da Borgo Panigale per salire sulla Honda – nemmeno lui.

Le Honda nella classifica MotoGP del 2019 al termine dei GP sono posizionate a macchia di leopardo. Una in cima, le altre come capita, per lo più lontano dal podio salvo rari casi. Mentre Marquez domina come ad Aragon, dove ha tagliato il traguardo in solitaria con quasi 5 secondi di vantaggio sulla gara vera che si correva alle sue spalle, il primo compagno di marca del campione del mondo è stato Cal Crutchlow. Il pilota del Team LCR quest’anno sta facendo il vero compagno di squadra di Marquez, visti i problemi che ha avuto, del resto, Lorenzo è la pallida figurina di quello che avrebbe dovuto essere al fianco del connazionale. Crutchlow, che si spreme con coraggio e determinazione, però, non può nascondere come la “sua” Honda RCV sia difficile da guidare, impegnativa, nervosa e scorbutica, tanto da chiedersi come faccia Marquez a domarla.

Il fatto è, cara Honda, che Marc ti ha fatto fare una moto talmente perfetta, che sfida le leggi della cinetica e della gravità in curva, che la guida solo lui. Nemmeno il tuo pupillo, Takaaki Nakagami, che ha la determinazione giapponese del samurai, riesce a tenere testa a quell’indemoniata della RCV 2019.

Se volessimo dare un peso al campionato, al netto dell’alieno Marquez (che è il migliore e non si discute), dovremmo usare il documento sacro del motorsport, ovvero la classifica iridata. Ebbene, Marc ha il mondiale in tasca ed è in vetta con 300 punti, ma il primo pilota Honda alle sue spalle è proprio Crutchlow che è decimo con 98 punti in totale, gli stessi che Marquez ha di vantaggio su Andrea Dovizioso, il suo inseguitore più vicino (a quota 202). La classifica dunque, vede all’inseguimento del mostro Marquez, tre case: Ducati (Dovizioso), Suzuki (Rins) e Yamaha (Vinales) con Petrucci al quarto posto assoluto a rinforzare la casa di Borgo Panigale. Un equilibrio sostanziale per le big del mondiale, che lascia fuori al momento le Aprilia e le KTM, che sono ancora alle prese con i loro problemi.

Quindi vedi, cara Honda, vincere ha il suo prezzo, nel tuo caso stai pagando la fame e l’enorme talento del tuo campione, tralasciando tutti gli altri. La guidabilità che è sempre stata una caratteristica positiva delle tue moto, ora è un miraggio nella classe regina, dove va bene che contano altri fattori, ma attenzione che stressando un concetto solo si potrebbero avere dei problemi, soprattutto se il campione, che è un uomo, dovesse cedere alle lusinghe (monetarie) di qualche altro costruttore che è già a caccia nel recinto della MotoGP. Honda avvisata, mezza salvata…

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