I cloni non finiscono mai, ecco la BAIC BJ80 sorella illegittima della Mercedes Classe G

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In questi giorni sta facendo clamore il clone cinese della Land Rover Evoque. Si chiama Land Wind E32, è stata avvistata al salone di Pechino e ha fatto infuriare la casa inglese che ha già annunciato azioni legali per far bloccare la produzione e la vendita del suv con gli occhi a mandorla, in tutto e per tutto simile (ma non uguale) alla Evoque.

Landwind-E32-SUV-ChinaLa Land Wind che costa circa 20 mila euro in Cina, ha un motore Mitsubishi 2.4 Turbo e linee decisamente vicine a quelle della Evoque, ma a salvarla sarà la sua non completa fedeltà al modello alla quale si ispira.

Ma la E32 è una macchina diversa dalla Evoque, anche solo per il fatto che non si chiama Land Rover. I cinesi, si sà che da che mondo e mondo non hanno una grandissima fantasia. I giornalisti e gli addetti ai lavori che si aggirano per i saloni di auto e moto lo sanno bene. Non passa edizione dell’Eicma che la guardia di Finanza non si adoperi per qualche maxi sequestro di scooter o di bauletti (in questo caso nel 2014 con i cloni della GIVI), o anche banalmente di ricambi e accessori vari.

Il Salone di Pechino, anche in questa edizione ha fatto parlare di se. Certo non trovare cloni nella terra del “cut and paste” è veramente difficile e infatti non c’era solo la Land Wind E32 a fare bella mostra di se. I clonatori si sono dati da fare come accade da tempo nel mercato dei falsi di marca, ora il loro interesse è nelle vetture di fascia superiore, per assurdo quelle che da noi nessuno compra più.

L’ultima “invenzione” è il clone della glorisa Mercedes Benz Classe G, il BJ80. Si tratta di un suv a quattro ruote motrici prodotto dalla Beijing Auto (BAIC) che verrà commercializzato nel mercato interno nel 2015. Lungo 4,780cm, largo 1,850cm e alto 1,975cm, il BJ80 avrà due motorizzazioni, il collaudato 2,4l benzina di provenienza Mitsubishi e un 4 litri sempre benzina. Il cambio è automatico e nell’abitacolo ci sono sedili in pelle (o simile) più centro multimediale sul cruscotto.

Non si sanno i prezzi ma anche in questo caso la somiglianza con l’originale è molto forte. Il bello di queste auto è che sono perfettamente legali. Dal 2006, infatti, in Cina vige una severissima legge contro la contraffazione. I produttori di auto questo lo sanno e per questo le macchine che propongono, benchè decisamente simili ad altri modelli in voga, non sono completamente uguali e questo li salva spesso dalle cause che vengono loro intentate.

Chiaro che queste azioni legali hanno senso proprio per difendere i marchi nello sterminato mercato cinese, dove tutte le case sono presenti. I cloni rosicchiano indiscutibilmente delle fette importanti di mercato, ma ce la faranno a spuntarla in aula le major contro le migliaia di costruttori cinesi che costruiscono “ispirandosi” a modelli famosi?

Difficile e c’è a proposito un precedente da ricordare. Qualche anno fa fece scalpore la storia del sequestro di alcuni cloni di Smart in Germania. Le macchine vennero fatte vedere di soppiatto anche al Motorshow di Bologna del 2007. Si trattava della Bubble della Martin Motors. Nel 2010 tutta la confusione fatta sulla Bubble finì e la macchina quasi arrivò sul mercato italiano. A bloccare il modello non fu la Finanza alla fine, ma alcune difficoltà per la creazione di una rete di vendita adeguata, oltre al prezzo che era di 11 mila euro.

Insomma, molte volte alzare la voce con i cinesi serve a poco. A parte la loro riconosciuta attitudine al menefrghismo, c’è anche l’opportunità che i cloni (e ce ne sono tanti da quelle parti), non arrivino mai in Europa per molti motivi, tra i quali: difficoltà di omologazione europea, mancato rispetto delle norme anti inquinamento (una euro 5 cinese, spesso non è nemmeno conforme a una euro 3 nostrana) e la scarsa sicurezza (in molti casi non ci sono gli airbag necessari, oppure manca l’esp). Poi c’è da pensare che quasi nessuno tra i costruttori cinesi ha voglia di entrare in prima persona nel mercato europeo perché è poco redditizio a livello di numeri e molto impegnativo sia economicamente che tecnologicamente.

Insomma, a volte tanto rumore per nulla, o meglio, tanto rumore per macchine che alla fine sono dei cartelloni pubblicitari viaggianti dei loro originali.

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