Il vincitore reale, quello morale e il perdente in Argentina

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Non c’è dubbio che qualcosa sia andato storto dall’inizio alla fine nel week end di Rio Hondo.

Casino, questa è la parola che descrive gli attimi prima della partenza e ignoranza, quella che descrive la situazione riguardo alla conoscenza del regolamento del 95% degli addetti ai lavori, tra loro anche più di uno in direzione gara e nell’organizzazione.

Andiamo con ordine. Iniziamo dall‘impeccabile gestione del Team Pramac, che ha schierato Jack Miller al suo posto – in pole – quando andava fatto, segno che il libretto giallo del regolamento qualcuno – Francesco Guidotti in testa – lo conosce. Miller è in qualche modo il vincitore morale della gara in Argentina. L’australiano ha fatto tutto bene, pole, regolamento, gara.

C’è il vincitore reale. Quello che ha giocato bene le sue carte, non ha mollato mai, ha tirato fuori i coglioni negli ultimi, decisivi due giri e ha commosso il suo box. Si chiama Cal Crutchlow, un pilota non certo accomodante, non facile da gestire, certamente una bestia da corsa vera. Non ha peli sulla lingua e gira il gas come un contadino verga le badilate alla terra. Bello da guardare, mai sporco, sempre agonisticamente aggressivo, ha meritato al 100% una vittoria sofferta in pieno stile motociclistico, bravo davvero.

C’è il perdente di Rio Hondo, si chiama Marc Marquez, è il campione in carica della MotoGP e corre come se venisse dalla prima gara di pre gp della sua carriera. Marquez in  Argentina ha fatto vedere la sua vera indole. Ha sbagliato alla partenza – e con lui anche chi gli ha consentito di partire dalla sua casella dopo aver fatto un casino apocalittico – ha sbagliato in pista, facendo sponda su Aleix Espargarò e su Valentino Rossi. Ebbene, in questo caso l’antagonismo che c’è tra Vale e Marc non c’entra nulla. E’ una questione di regole.

Mettiamoci d’accordo sul concetto che se un regolamento c’è, va rispettato, come ai tempi di Marco Simoncelli. Il povero Sic per molto meno fu castrato dalla direzione gara, ripeto, molto meno, e per gli stessi futili motivi si arrivò a montare un caso mediatico in Spagna che rese necessaria la scorta per Marco nel GP della Catalogna del 2010.

Marquez è il campione del mondo, dovrebbe essere un un esempio per i suoi colleghi come lo è per i tanti ragazzini che lo ritengono un idolo. La direzione di gara dovrebbe essere garante del rispetto delle regole, scritte e pubblicate sul regolamento. Qui c’è qualcosa che non funziona. Ed è palese. Marquez meritava la bandiera nera dopo il contatto con Rossi, per essere al suo terzo errore in pista, dopo la partenza e la sportellata a Espargarò. Non ci sono se, non ci sono ma, non c’è forse. C’è stato dolo e Valentino ha ragione a dire di non sentirsi tutelato da chi le regole dovrebbe farle rispettare.

E adesso aspettiamo il Texas.

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