Nelle corse la porta è sempre aperta per uscire

Nel settore più competitivo e ambito del mondo non ci sono sconti. O vivi o muori. Darwin sarebbe stupito di come le sue leggi sulla selezione naturale sono applicate nei paddock dei campionati mondiali, senza distinzione di ruote. Due o quattro, si fa presto a passare dalle fortune al declino.

La vicenda del Team Ten Kate è solo l’ultima di una lunga serie, ma non sarà di certo l’ultima in termini assoluti. Tutti vogliono fare il mondiale (SBK o MotoGP non conta), tutti vogliono rimanerci e questa cosa di certo non può creare occasioni per tutti, anzi. La lotta per rimanere su, in alto è durissima e si combatte a suon di colpi bassi, sgambetti, furti, e mestiere.

Chi rimane per più tempo nel giro, per forza di cose è il più bravo in una virtù per nulla gentile, quello della sopravvivenza. Nel caso specifico Ronald Ten Kate, che in questi giorni viene osannato come quando muore qualcuno, tipo “sono sempre i migliori che se ne vanno”, non era di certo uno stinco di santo, ma un navigato conoscitore del suo mondo, che forse ha avuto troppa confidenza in qualche passaggio della sua gestione sportiva con Honda.

Se c’è una cosa che i giapponesi non tollerano è essere presi per il naso, o avere la percezione che qualcuno lo stia facendo. Forse per questo che il solidissimo rapporto con il manager olandese che andava avanti da oltre 10 anni si è interrotto.

Sappiate che per il sistema, questo non è un grosso colpo. Le corse, indovinate un po’, si faranno lo stesso nel 2019, al netto della presenza della preparata squadra olandese.

In un mondo dove sono tutti importanti ma nessuno è necessario, possono sparire i Ten Kate, i Sacchi o Aprilia nella SBK quest’anno come altri eventuali nomi importanti, ma nessun terremoto fermerà lo spettacolo; la porta per uscire è sempre aperta e l’aria che arriva non fa corrente, anzi.

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