#pendolaires, I motociclisti normali penalizzati dai Motochorros

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Brutti, sporchi e cattivi. I motociclisti normalmente sono abituati a subire i pregiudizi, ma a volte si esagera. In Argentina, come vi ho fatto leggere nel mio precedente pezzo, i Motochorros sono una piaga. Contro questi ladri senza scrupoli le istituzioni sono dovuti correre ai ripari, in modo drastico e a rimetterci, come al solito, sono stati gli utenti “normali” delle due ruote.

L’episodio scatenante la stretta verso i Motochorros è stato un efferato delitto, una rapina ai danni di una donna incinta finita con l’assassinio della poveretta e del bimbo che aveva in grembo. L’episodio (uno dei tanti omicidi nel curriculum dei chorros), come è normale, ha scatenato forti reazioni in un Paese che è ultracattolico al punto che lo scorso anno è stata abrogata la legge che consente l’aborto.

Con il proposito di combattere questa tremenda piaga, la medicina adottata è stata decisamente castrante per i motociclisti normali. Con la legge n. 171/2017 entrata in vigore il 15 maggio di due anni fa il governo argentino ha stilato una serie di regole per la circolazione dei mezzi a due ruote in aggiunta a quelle esistenti. Per circolare su strada, infatti, non basta più indossare un casco omologato, ma bisogna essere riconoscibili.

Come vedete in questa infografica, chi guida la moto deve avere riprodotto sul casco il numero della targa, nei due lati e nella zona posteriore, mentre il passeggero oltre al casco con la ripetizione della targa, deve indossare obbligatoriamente un gilet giallo con impresse le cifre della targa in caratteri riflettenti. L’intento del legislatore è chiaramente quello di scoraggiare l’uso delle moto per fare furti o aggressioni, se hai i numeri di targa ovunque, ti possono riconoscere. Nella realtà i Motochorros continuano a delinquere. I ladri il più delle volte usano moto rubate alle quali staccano la targa. Di certo non si mettono gilet o scrivono numeri di targa che non hanno sul casco.

Dunque la legge ha colpito solo i motociclisti normali, che devono andare in giro addobbati come se fossero tutti delinquenti. Questa legge è stata duramente criticata dai collettivi dei motociclisti, dalla federazione moto argentina ai motoclub, ma non c’è stato nessun ripensamento. Anche se a Buenos Aires, della contestata legge viene osservato praticamente il solo obbligo al gilet per il passeggero, la polizia nei suoi controlli non è propensa a chiudere un occhio. Il fatto di circolare senza la ripetizione della targa sul casco comporta il sequestro della moto fino a 60 giorni e una multa salata. Insomma, delle malefatte dei Motochorros sono i motociclisti “normali” a farne le spese in tutti i sensi.

Essere in regola con la legge prevede l’acquisto degli adesivi per il casco che devono riprodurre la targa con misure precise: 3 cm di altezza, 2 di larghezza e una distanza tra le lettere di 0,5 cm, mentre il gilet deve avere le lettere alte 10cm, larghe 6 cm e con uno spazio tra loro di 1,5 cm. Non solo il gilet deve avere due bande riflettenti sul davanti in verticale, due in orizzontale che circondano il gilet… insomma una legge complicata che sembra di leggere il regolamento della Superbike.

Mettersi a norma costa, quindi, in media dai 5 ai 20 euro per il giubetto personalizzato con la targa e i relativi adesivi per casco.  L’efficacia di una legge si vede dalle statistiche, con questo giro di vite, saranno diminuiti gli attacchi dei Motochorros? Neanche per idea. Il quotidiano locale Clarin in un articolo del 17 gennaio (qui il link), ha fatto i conti delle denunce per furto e attacchi da parte dei malviventi in moto e ha scoperto che nel 2018, nella sola Buenos Aires ci sono stati 30 attacchi al giorno per un totale di 70.648 episodi, il 3% in più rispetto al 2017 e +10% rispetto agli ultimi due anni. 

Questi numeri dovrebbero far riflettere sulla grandezza del fenomeno, che non è stato minimamente intaccato dalla legge anti Motochorros, anzi. Purtroppo però, i legislatori argentino stanno pensando a una ulteriore legge, ancora più stringente. L’idea è quella di vietare la circolazione delle due ruote in determinate ore del giorno e della notte nelle grandi città (Buenos Aires, Cordoba e Mendoza) per scoraggiare il fenomeno dei chorros. 

Di male in peggio per chi in moto ci va per andare a lavorare o usa, come da noi, la moto per svago. Nonostante tutto di moto in giro ce ne sono tante e questo, a mio avviso, è sempre un buon segnale.

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