Petrux, la bella storia con un pezzo in più

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Manca un pezzetto di racconto nello story telling che in questo periodo gira sulla bella storia di Danilo Petrucci. Nessuna polemica, sia chiaro, solo completezza di informazioni…

Danilo ha fatto la gavetta, quella vera nelle derivate di serie, poi ha continuato facendo il collaudatore per la Ducati nel progetto Panigale e a questo punto, nella narrazione ufficiale, c’è una sorta nebulosa, poi si passa alla bella occasione che è stata offerta al pilota ternano da Pramac, sorvolando (o accennando) a quello che è successo prima.

Ecco di questa storia, ormai quasi dimenticata, fa parte un gruppo di persone, importanti per la mia vita professionale a vario titolo. Dai ragazzi del box (tutti, nessuno escluso) ai colleghi come Daniele Tosatti e Alex Farinelli che in quel periodo muoveva i suoi primi passi da fotografo nel motomondiale, fino a chi questa situazione l’ha creata, nel bene e nel male.

Si tratta del Team Iodaracing, che con un po’ di incoscienza e tanto azzardo, nel 2012 si mette in testa di schierare una propria moto nella MotoGP approfittando del regolamento CRT che permette l’utilizzo dei motori derivati dalla serie nella massima categoria del motociclismo. La squadra di Giampiero Sacchi, mette giù un progetto che da’ vita alla TR003, moto con telaio a traliccio e motore Aprilia RSV4 gestita tecnicamente da  Giovanni Sandi. Al manubrio di quella creatura artigianale, con telaio in tubi e forcellone scatolato, viene chiamato un giovane talentuoso pilota, si tratta di Danilo Petrucci.

Petrux ha debuttato nel mondiale accanto ai mostri sacri della categoria in sella a una moto sconosciuta, come lo era lui del resto, scelto nel mucchio per essere ternano, come Sacchi, nella visione romantica di far correre un cittadino di Terni su una moto di Terni in un team di Terni. 

La vita in Iodaracing non è stata facile per nessuno, sia nel 2012 dove la lotta in pista era impari e le soddisfazioni non arrivavano, come nel 2013 (tranne per il primo posto ottenuto a Valencia in qualifica tra le CRT) con la Suter BMW. La stagione più buia fu quella del 2014, dove lo sponsor principale lasciò la squadra a inizio anno nell’incertezza e i pochi mezzi economici ruppero l’equilibrio tra le persone nel box inevitabilmente.

Quello per Danilo fu l’anno peggiore. Il 2014 è iniziato male per lui, continuato peggio con un infortunio a Jerez che a un certo momento ha messo in discussione la sua volontà di continuare a correre in MotoGP. I risultati con l’Aprilia ART non solo non arrivavano, ma sembrava che tutto remasse contro sia al pilota che alla squadra stessa, che nonostante tutto ha sempre continuato a fare il suo lavoro a testa bassa.

Petrucci, questo dispiace a me e probabilmente anche al resto delle persone che con lui hanno lavorato in questo periodo, non menziona mai o scarsamente, i suoi primi momenti nella MotoGP. Forse non sono stati “splendidi” come gli anni in Pramac, forse le cose sarebbero potute andare meglio, ma la storia andrebbe raccontata tutta.

La storia di un’occasione data a un ragazzo allora sconosciuto da una squadra piccola e coraggiosa che oggi non c’è più, di un gruppo di persone che ha lavorato insieme e ha creduto in un progetto e in un pilota forse entrambi acerbi all’epoca. La storia di un’occasione che se non ci fosse stata avrebbe disegnato un destino differente per un pilota valido e talentuoso come Danilo, capace oggi di meritarsi sul campo una Ducati ufficiale nel team interno.

Questo risultato, ne sono sicuro, inorgoglisce anche quel gruppo di persone che hanno fatto muovere i primi passi di Petrux nel mondiale. Ragazzi, anche noi abbiamo lavorato bene. In bocca al lupo Petrux.

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