Sceicchi e figuracce, la MotoGP deve ritrovare credibilità e di corsa

Questa è stata certamente la stagione del “principe” e dei suoi scagnozzi. Sappiamo tutti cosa è successo, ma adesso un piccolo riassunto dei fatti serve, tra falsi nobili sauditi, falsi emissari, falsi progetti, e falsi manager che hanno coinvolto (falsi) giornalisti. Vorrei fare questo punto perché capire e assimilare che quello che è accaduto è serio, e non va dimenticato.

LA STORIA

Nel paddock si è aggirato un personaggio senza alcuna credibilità che è arrivato a intavolare trattative con il Team VR46, prendendo per il naso due (o forse anche 3) dei suoi componenti di vertice, riuscendo anche ad arrivare a parlare con il massimo esponente della MotoGP, ovvero Carmelo Ezpeleta, ed è stato un colpo mortale alla credibilità del circus.

Questo per iniziare. C’è poi stata anche la colpevole connivenza dei giornalisti dei maggiori media italiani, che non solo si sono bevuti la storia del principe miliardario, ma hanno anche caldeggiato fino all’ultimo la bufala, rendendola vera su carta stampata e su internet. Sulla questione stampa siamo a un paradosso, si fa giornalismo senza farlo. La moda di passare le “veline” senza verificare è diventata un cancro all’ultimo stadio.

Su questa vicenda i giornalisti della sala stampa hanno giocato per intero il gioco di chi li stava ingannando. Dopo mesi di pubblicazione di notizie verosimili ma non vere, queste sono diventate – sul web e anche su carta purtroppo – credibili, rendendo le storie raccontate da questi personaggi vendibili per fare i loro maldestri, sporchi e disonesti affari. Ricordo a tutti che dietro i proclami c’erano sedi farlocche di società inesistenti in Italia e nel mondo, millantati reali, progetti, iniziative, collaborazioni con aziende che poi hanno smentito ogni coinvolgimento, insomma un pacco madornale che poteva essere sgamato in tempi brevissimi e invece è stato sostenuto autorevolmente.

Del resto, parliamoci chiaro, il sospetto che qualcosa fosse strano doveva venire subito, ovvero nel momento in cui si parlava, tra i progetti comunicati a contorno dell’affaire con il Team VR46, della costruzione di una città per 75 miliardi di dollari, che non era in mano a Fuksas o a Calatrava o a un’altra archistar internazionale, ma a un personaggio sconosciuto della provincia umbra, di cui abbiamo saputo poi, essere falsi anche i titoli accademici.

La foto diffusa con la livrea ipotetica del Team VR46 per il 2022

La mancanza di di curiosità – o la naturale attitudine alla verifica – ha fatto sì che questi comunicati, che citavano spesso il nome di Valentino Rossi (usato stavolta come specchietto per le allodole), abbiano avuto credito e siano stati pubblicati. Un vizio, quello di passare per buono tutto quello che riporta il marchio di Tavullia che non è nuovo, anzi…

Dopo aver preso il buco e reiterato le veline fasulle diffuse e abboccato alle conferenze stampa ancora più incredibili (nel senso poco credibili) ancora ci si dimena per cercare di non farsi cucire addosso l’onta essere stati costantemente sbugiardati dal blogger Gianluigi Ragno (alias Misterhelmet) che ha fatto una vera inchiesta facendosi guidare, magari inconsciamente dalle classiche domande che devono guidare la professione del giornalista (chi, come, dove quando e perché) oltre all’obbligo di verifica delle fonti che serve proprio per non diffondere al pubblico notizie false o fuorvianti. Il silenzio della stampa “ufficiale” appare vergognoso, soprattutto da parte di quelli che hanno ancora l’amo in bocca. Sappiate che gli oltre 4.500 pezzi usciti (su web e carta) che hanno sostenuto le fandonie principesche piene di progetti assurdi e fantastic dollari, sono stati smentiti da 15 articoli ben fatti da un blogger. Brucia eh.

Ah e per inciso nemmeno ora, che i test sono iniziati e le moto VR46 non hanno nessuno degli sponsor millantati a suon di proclami milionari, ci fosse almeno uno, degli stessi esponenti della stampa presenti alle pantomime principesche, che facesse UNA domanda a riguardo al management della squadra italiana.

Una delle Ducati VR46 impegnata nei Test di Jerez de la Frontera – FOTO SKY

C’è da chiedersi dunque come abbia fatto Carmelo Ezpeleta a ignorare gli avvertimenti del CEO di Aramco Overseas, Al Murri (quello che firma i bonifici per le sponsorizzazioni alla F1, ndr), dando credito a un non laureato umbro a caccia di visibilità? Come hanno fatto i due più alti dirigenti della VR46 a credere a un mucchio di fandonie impacchettate anche male? Cercavano forse soldi facili?

Sappiamo che Ezpeleta ha incontrato al Mugello il rappresentante del “principe” perché introdotto da Giampiero Sacchi. L’ex manager Derbi, Gilera e Aprilia, ormai fuori dai giochi per il fallimento della sua Iodaracing, è riuscito a convincere Ezpeleta a concedere del tempo a questo personaggio. In ballo, c’era la promessa di una forte sponsorizzazione per l’organizzazione del mondiale, che di soldi ne ha un gran bisogno.

La Dorna, dopo due anni di Covid e di gran premi extraeuropei saltati, deve fare i conti con un buco finanziario impressionante, che si aggirerebbe verso i 180 milioni di euro. Non solo, c’è la sofferenza di alcuni team della MotoGP e quelli delle classi minori. Insomma, lo scintillante mondo delle corse di moto non sta bene. Quindi, dopo i creduloni della VR46, anche Carmelo ha “abboccato” senza però mangiare tutta l’esca. Il patron della MotoGP, al contrario degli uomini di Tavullia, non avrebbe firmato nessun contratto col “principe”, si è limitato a dare la sua benedizione all’operazione con la VR46 agevolando le parti. Così facendo, Ezpeleta ha però, anche lui legittimato un’operazione campata in aria oltre alla credibilità del “non laureato” umbro.

Questo prima di aver preso delle informazioni, poi Ezpeleta è corso ai ripari. Come ha scritto sempre Misterhelmet, il rinnovo dei diritti TV della MotoGP di Sky, nasconde forse un tentativo di salvataggio dell’organizzazione nei confronti del Team VR46, questo perché ormai è chiaro che di soldi pseudo sauditi non si vedranno le tracce.

Qual è la situazione. Di fatto siamo di fronte a una perdita di credibilità abissale per la massima formula di gare di moto. Mancano i soldi, gli sponsor (vedi Petronas) scappano, si chiudono team in Moto3 e Moto2 e Valentino Rossi non correrà più dal 2022.

Le azioni sono importanti, come le parole e la credibilità è la conseguenza di questo assunto ma ci sono ancora alcune domande che rimangono in sospeso.

Quale credibilità può avere un organizzatore che consente l’ingresso nel paddock di certe persone?

Quale credibilità può avere un team che cerca sponsor per correre in questo ambiente malato?

Quale affidabilità dovrebbe ottenere uno sponsor che lega la sua immagine a tanto dilettantismo (Organizzazione, dirigenze nei team di punta e stampa)?

COME RECUPERARE CREDIBILITA’

Forse è arrivato il momento di fare le cose per bene, magari è il momento di imparare qualcosa dal calcio, dove non ti puoi iscrivere a un campionato se non hai i conti a posto e dove gli sponsor devono presentare le carte per essere accettati dal sistema.

Un ente del genere sarebbe la soluzione. In un primo momento, certo, si farebbe un bel vuoto di squadre. Molti team, infatti, se hanno le carte, non le hanno certamente in regola, ma ce ne sono alcuni che sono delle gemme e vanno tutelati. Poi sparirebbero molti adesivi fasulli dalle carene. Non dimentichiamoci che, se il sistema è virtuoso finanziariamente, grazie all’adozione di processi di trasparenza, questi potrebbero soddisfare a monte i controlli fiscali delle polizie europee per attrarre finalmente sponsor.

Chi dovrebbe gestire questo organo di controllo? Non la Dorna e non l’Irta. Servirebbe un super partes che non potrebbe essere nemmeno la Federazione Internazionale del Motociclismo che, vale la pena ricordarlo, nei suoi budget dipende troppo da Dorna.

Ci vorrebbe una specie di Standard&Poors in grado di valutare i bilanci dei team (e della Dorna stessa) con un rating subito intuitivo per le aziende che si vogliono far entrare in un mondiale, ovvero quelle più grandi della ferramenta sotto casa dei piloti che devono portare i soldi.

Un sistema del genere, creerebbe uno standard per l’accesso e per la scelta delle aziende verso un mondiale che possa dare loro visibilità attraverso anche una presenza giornalistica di primo piano, che non deve per forza sostenere il sistema con la paura di essere buttati fuori, ma che sappia riportare professionalmente quanto accade in pista e nel paddock, a patto che questo, finalmente torni ad essere aperto e funzionale per le aziende sponsor e i loro eventi collaterali alle corse.

In questo momento, forse il più basso del circus, la necessità primaria è quello di fare ordine e pulizia. Questo per non per non perdere le ultime reali risorse di sostentamento del circo della MotoGP.

La forma è sostanza. Ricordiamocelo.

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