La stagione di MotoGP appena conclusa è stata decisamente combattuta. Così come abbiamo visto succedere nel 2020, non c’è stato un mattatore alla Valentino Rossi o alla Marc Marquez, il pacchetto moto-pilota che sbaraglia la concorrenza sembra essere qualcosa che appartiene al passato.
Lo scorso anno l’assenza di Marc Marquez, ancora alle prese col suo infortunio al braccio, sembrava avesse condizionato la stagione quasi più del Covid. Joan Mir, campione del mondo su Suzuki, ha raccolto punti grazie alla sua costanza, andando a ottimizzare il suo punteggio finale approfittando degli errori dei suoi avversari, soprattutto quelli fatti da Fabio Quartararo.
Nel 2021, il francese in sella alla Yamaha M1 ufficiale nel team ufficiale, ha fatto il suo dovere, vincendo 5 gare (Qatar2, Portogallo1, Mugello, Olanda e Inghilterra) ottenendo 2 secondi posti (Misano2 e Austin) e tre terzi posti (Le Mans, Germania e Austria1), migliorando proprio in quelle gare dove lo scorso anno aveva commesso errori fatali per la classifica. Il successo del francese però non è il successo di Yamaha. La casa giapponese ha solo il campione del mondo a rappresentarla in classifica, il secondo pilota ad ottenere punti con la M1 è stato proprio il licenziato Maverick Vinales, che poi ha concluso la stagione con la Aprilia RS-GP. Male tutti gli altri, con il Team SRT allo sbando interno per la perdita dello sponsor e i litigi interni oltre alla gestione del fine carriera di Valentino Rossi e all’arrivo di Andrea Dovizioso al posto di Franco Morbidelli affidato al team ufficiale dopo la cacciata di Vinales.
Problemi simili alla Yamaha li ha la Honda che però riesce a fare peggio, sia per quanto riguarda la classifica piloti che per quanto riguarda la questione marche. La Casa di Tokyo ha sbagliato tutto, dalla progettazione della sua RCV alla scelta dei piloti. Marc Marquez ha passato la prima parte della stagione a cercare di avere confidenza del suo corpo. La prima delle tre vittorie dell’8 volte iridato è arrivata in Germania, uno dei feudi storici del catalano. Poi ancora 25 punti ad Austin (Marquez Land) e a Misano 2, fino all’infortunio in allenamento prima del Portogallo che lo terrà fuori dalle piste per chissà quando in attesa che la diplopia scompaia di nuovo magicamente come accaduto nel 2011. Ora, la situazione Honda è stata “salvata” proprio da Marquez, perché se non ci fosse stato lui che alla fine ha ottenuto il settimo posto in classifica iridata, la prima delle Honda sarebbe quella di Pol Espargarò, dodicesimo. L’annata non è stata florida nemmeno per i clienti HRC, con il Team LCR che vede i suoi piloti rispettivamente 15° e 16°, Takagami ed Alex Marquez. Mi sento di assegnare dunque alla Honda e alla sua gestione attuale il titolo “Flop of the year” 2021.
Al top assoluto la Ducati, alla quale è mancato il guizzo per il titolo piloti, solo quello perché il titolo costruttori e il titolo Team (pure quello degli indipendent) sono a Borgo Panigale. I ragazzi e le ragazze in rosso non hanno da rimproverarsi nulla. La Desmosedici funziona in tutte le versioni schierate in griglia, dalla vecchia 2019 alla 2021, un comportamento inverso rispetto a quanto vedevamo qualche anno fa, quando la Ducati la riuscivano a guidare uno o due piloti al massimo, sputando sangue per giunta. Dal punto di vista dei piloti, Bagnaia ha fatto il suo dovere nella squadra ufficiale, giocandosi il titolo quasi fino alla fine con Fabio Quartararo. Il problema di Francesco sarà adesso migliorare la posizione ottenuta nel 2021, perché il “titolo” di vice campione va bene una volta, ma due non fa curriculum. Jack Miller, fenomeno generoso della terra dei canguri, forse non è pronto per giocarsi il mondiale nel 2022, ma sicuramente sarà un buon “portatore d’acqua” anche nella prossima stagione. Se tutto va in crescendo come in questa stagione, oltre che da Quartararo, Bagnaia dovrà stare attento a Jorge Martin, che sta crescendo in fretta, molto in fretta.
Non si può dire sia andata male la Suzuki nella stagione appena conclusa. Semmai è andato male Alex Rins, che è caduto troppo, in prova e in gara. Il pilota aragonese è apparso un po’ bollito, mentre Mir ha fatto del suo meglio per confermare il titolo vinto nel 2020, ma non è riuscito a fare di più di due secondi posti e 4 terzi posti. Diciamo che la disposizione astrale non era quella della scorsa stagione, oltre al fatto che Quartararo non ha buttato tutte le occasioni buone per fare punti, come accaduto nel 2021.
Bene la KTM nel 2021, che ha ottenuto due vittorie una a Barcellona e una in casa in Austria (1) per mano di Miguel Oliveira e di Brad Binder rispettivamente. La casa austriaca paga un andamento poco costante della sua prestazione nelle piste del mondiale. Le cause possono essere due: una moto ancora non perfetta per tutti gli scenari e piloti non costanti. Da notare come KTM abbia azzerato di fatto il morale dei piloti del Team Tech3, licenziandoli prima dell’estate e forse anche questo non ha portato acqua al mulino arancione.
In crescita forte e costante Aprilia. Da quando ha debuttato a inizio anno la nuova RS-GP si capiva che il cambio di mano – quella di Rivola – avrebbe portato la Casa di Noale più in alto del solito. Un grande risultato è stato infatti il terzo posto ottenuto da Aleix Espargarò a Silverstone, in una gara vera, combattuta fino alla fine. Aprilia adesso deve capitalizzare le esperienze di questa stagione e sedimentare la confidenza di poter giocare lo stesso gioco degli altri, sia dal punto di vista tecnico che da quello dei piloti. Aleix Espargarò è consistente e conosce la moto, poi ora c’è anche Maverick Vinales che deve essere ascoltato per poter far progredire ancora la moto veneta. I presupposti per fare una bellissima stagione 2022 ci sono tutti, il lavoro di questo inverno sarà fondamentale.
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