Ne vedremo tante in giro, molte di più di quanto immaginiamo. La Ducati Scrambler, che conosciamo tutti benissimo, dopo il grande successo all’EICMA e la bella presentazione per i giornalisti negli States che ce l’ha rimandata sotto forma di recensioni video e prove, adesso arriva per i primi test drive nelle concessionarie.
Ebbene, di straforo, sono riuscito a strappare una provetta agli amici di Ducati Roma che ne hanno un bell’esemplare giallo targato e un’altro, rosso, che fa bella mostra di se nel salone di Via del Foro Italico 501.
Si tratta della Icon, versione che più delle altre tre sorelle (Urban Enduro, Classic e Full Throttle) richiama alla mitica monocilindrica del 1962, tanto desiderata e ottenuta dall’allora importatore americano, che ne fece un successo anche da noi.
Ebbene tralasciando quello che è stato già detto nelle mille e autorevoli prove sulla tecnica, vi offro un punto di vista decisamente personale della nuova Scrambler.
Non è una naked sparasemafori. Se state cercando una moto così, lasciate stare. Si tratta di una moto comoda soprattutto nell’utilizzo a corto e medio raggio, che ama le passeggiate, magari in due (grazie alla sella giusta nel taglio per il pilota e per il passeggero) oltre a farsi guardare, magari parcheggiata davanti a un bar vicino alla spiaggia sorseggiando – responsabilmente – una birretta al tramonto.
La Scrambler è bella, dal carattere non famelico, come può essere una naked pompata. Certo è che volendo, ad aprire il gas, i cavalli scappano fuori. Il motore, che si avvicina al litro di cilindrata in 803cc, ha 75 cavalli addestrati per la spinta e giustamente non per la velocità pura.
Le prestazioni sono più che sufficienti anzi ce n’è in avanzo. A dirla tutta a questa Ducati sarebbe bastato il motore della Monster 696, anche perché senza alcun riparo dall’aria, oltre i 120 km/h è decisamente inutile spingersi. La Scrambler è una moto perfetta per pennellare le curve senza scimmiottare Andrea Iannone e Andrea Dovizioso con la GP15. Niente ginocchio a terra, al limite qualche strisciata di pedane (basse) ma senza “farsi riconoscere”.
Esteticamente curatissima, la Scrambler è da scoprire nei dettagli. Il cruscotto sembra minimalista, ma non è così. Nel solo strumento leggermente decentrato ci sono tutte le informazioni che servono. La cornice ospita anche le spie, mentre la metà inferiore è occupata dal contagiri integrato che va da sinistra a destra. Questo elemento non è di facilissima consultazione. Le cifre sono piccole come le tacchette nere che lo si accendono con l’aumento dei giri. Controluce, poi è quasi inesistente. Con un pulsante sotto il blocchetto luci sinistro si accede a tutte le altre info: due trip, la temperatura esterna, e la percorrenza totale.
A proposito di blocchetto sinistro sul manubrio, segnalo il grande tasto per gli abbaglianti. A guardarlo da lontano sembra che in Ducati abbiano voluto dare l’idea che quello fosse lo starter della moto come c’era nella versione originale (ma che ovviamente manca perché qui c’è l’iniezione elettronica). Purtroppo questo elemento, pensato come elemento integrato al design, è un po’ scomodo nella guida. Più di una volta, inavvertitamente mi sono trovato a inserire l’abbagliante, proprio per la sporgenza del tasto. Bisogna farci dunque l’abitudine.
Decisamente bello il serbatoio. Non è di plastica e questo è un bene (ci si possono mettere facilmente borse magnetiche) e poi ha anche lui elementi di stile insospettabili. Oltre alle “guance” che possono essere personalizzate grazie all’ampia scelta del catalogo Ducati, c’è il tappo del serbatoio in stile “vecchia” Scrambler. Ma c’è anche un altro effetto di questo elemento, a guardare bene il tappo benzina sembra la parte superiore di una lattina. Quindi altra nota distintiva.
La posizione in sella è ottima. Tutti possono mettere entrambi i piedi a terra. Le pedane non sono tanto in alto come su altre naked del genere, mentre il manubrio è tanto ampio da assicurare un’ottima manovrabilità.
Bene i freni. All’anteriore c’è una pinza Brembo con attacco radiale che lavora su un disco singolo (più che sufficiente) mentre al posteriore il disco più piccolo è servito da una pinza a due pistoni. C’è l’ABS che è anche disinseribile nel caso vi scappasse una gita su un sentiero sterrato…
Ne vedremo tante, dicevo in testa. Certo perché costa meno di uno scooter (8260 euro circa), perché è bella e perché è una moto vera. Non è la solita Ducati, cattiva, potente (da far paura) e specialistica.
Questa moto andrà a pescare nella clientela di molte altre case, e non solo tra i neofiti, per i quali sembra essere stata pensata. Verranno conquistati dallo stile Scrambler molti tra trimphisti e guzzisti, oltre a tantissimi clienti Monster. E infatti sembra ci sia già una discreta lista d’attesa per averla.
Se siete a Roma proprio nella giornata di San Valentino, sabato 14 febbraio, ci sarà un “porte aperte” dedicato a questa nuova moto.