Sport e spettacolo, di mezzo i piloti (e tutti gli altri)

Interno giorno, Spagna, Madrid, ufficio. Un uomo di spalle su una sedia di pelle girevole, guarda fuori e da’ le spalle a tre altri uomini, seduti dall’altra parte della scivania.

Il tizio sulla sedia di pelle, quel tipo di sedie che danno a chi comanda, sospira, si vede che c’è un problema. “Allora, la Superbike la vedono poco, forse sarà perché c’è sempre la Kawasaki che vince, o forse c’è qualche altro motivo?”.

Uno dei due dall’altra parte della scrivania, giovanile, occhiali fini, sguardo acuto, sorride. “Si sarà per quello capo, ma ho un’idea…”. Mentre pronuncia queste parole, l’altro uomo, più alto, olivastro, capelli neri, dice: “Ma no, lasciamo stare, già l’altranno abbiamo separato le due gare nel week end, rivoluzionando un format che durava da più di 25 anni, non credo sia questo il problema”.

Il capo, non ascolta, lo intriga l’idea o semplicemente il fatto di lasciare una sua impronta anche su queste gare, del resto lo ha fatto con tutti i campionati che si è trovato a gestire. “Vai avanti, dimmi la tua idea…”.

Ora, non so cosa sia successo veramente a Madrid il 5 dicembre, ma io la scena me la immagino come scritto sopra. Il 5 dicembre qualcuno ha pensato bene di incasinare la partenza di Gara2 nella Superbike, per creare artificiosamente uno spettacolo che non ci sarà.

Spiego. Invertire le posizioni sulla griglia non serve. Mettere i primi 3 in terza fila, con il primo al posto del terzo e viceversa, non serve. Non serve per molti piccoli motivi. Intanto non si capisce la fine di chi, in caso di scivolata o di uscita dai primi dieci, si è qualificato nelle prime dieci posizioni nella superpole. La nuova regola non  contempla questa possibilità, ma le corse si, purtroppo.

Non serve a nulla perché i primi, se sono primi ci sarà un perché. E i primi anche se li metti in terza fila, con al massimo due giri, tornano davanti. E allora, tutto sto casino per due giri di spettacolo alla domenica? Ma andiamo.

Il fatto è che troppo spesso chi si mette a fare le regole, non va in moto, non corre e non vive il paddock dalla parte di chi ci mette impegno, lavoro, soldi.

Lo sport del motore è sempre di più uno spettacolo, e come tale viene trattato. Format per gare, per prove e per qualifiche. Format. Parola che fino a qualche anno fa apparteneva solo al mondo della televisione e indicava la struttura di un programma, con le sue dinamiche e i suoi funzionamenti.

Il format della Superbike che funziona è quello che piace ai pochi appassionati che la seguono, com’era queello della 500 prima di Rossi, che è stato ed è il moltiplicatore di interessi nelle gare in cui corre da ormai quasi 20 anni. Le gare, i piloti, le moto, il grasso, le carene, la pressione delle gomme, oggi l’elettronica, questo fa parte dello sport dei piloti, delle squadre e degli altri.

La televisione è arrivata dopo, come importanza, ma pian piano si è presa il suo spazio che da pochino è diventato tutto, facendo arrivare i suoi tempi e i suoi termini davanti a quelli degli appassionati dello sport.

Con questo non voglio assolutamente indicare la TV come il male, anzi. Senza, il motorsport in generale non avrebbe le risorse, non avrebbe seguito e non avrebbe fama. Ma la TV deve capire anche lei che si sta facendo vecchia. Altri mezzi di comunicazione sono alla porta, sono sulle mani dei ragazzi che li usano molto di più di quanto noi quarantenni usavamo i cinqunatini dopo la scuola.

Serve una evoluzione seria, servono idee vere, non serve cercare di dare alla TV, che non è più in grado di ritenere interessante uno sport che già lo è di suo, qualcosa di nuovo e di tremendamente stupido, qualcosa che tutti vorranno cancellare presto.

Condividi!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *