#pendolaires, Primo giro in moto argentino in sella a una rara bolognese

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Devo essere sembrato un tossico in cerca della dose, quel pomeriggio di qualche giorno fa, quando ho incontrato Gustavo nel garage di casa a Buenos Aires. Vi racconto. Ero di ritorno dalla spesa con la famiglia quando, dopo aver parcheggiato la macchina, sento un rombo, cupo e sferragliante.

Lascio moglie e figlio indietro e mi dirigo verso il rumore, il rombo, la voce del bicilindrico Ducati che stava esprimendosi a freddo. Mi avvicino e un uomo che è il doppio di me mi chiede in spagnolo: “Te gustan las motos?”, e io, “Seguro!”. Ecco, ho conosciuto così Gustavo, che poche parole dopo mi ha chiesto se avevo voglia di fare un giro in moto. 

Poi la convocazione, domenica si esce, alle 9, presentarsi in garage. Detto fatto, Gustavo sta sempre li vicino alla sua Ducati Sport Classic gialla, versione americana (tachimetro in miglia/h e termometro in gradi fahrenheit), con poco meno di 8 mila miglia sul contachilometri, intento a scaldare il bicilindrico e accanto ha schierato la sua BMW R1200GS ADV. Mi accoglie, e mi avverte che la moto non tiene il minimo, mentre io penso che lui sia matto a mettere in mano a uno sconosciuto una moto che in Argentina vale una fortuna. Sì perché come ho già scritto in precedenza in uno dei miei diari da questa parte del mondo, qui l’usato ha delle quotazioni particolarmente alte, se si tratta di una moto esotica (italiana) e rara per la zona (come la Sport Classic), i valori si impennano.

Gustavo se ne frega e l’unica cosa che mi chiede – invece della mia patente per vedere se posso guidare la sua moto in Argentina (patente che ho, naturalmente) – è: “Facciamo qualche chilometro, che dici?”. E che me lo chiedi a fare, amico caro, andiamo!

A passo svelto, ci dirigiamo a fare benzina, poi in autostrada, una sparata di 60 km, fino a una stazione di servizio, zeppa di motociclisti. Mai visti tanti, tutti insieme non in città. Motociclisti come noi, attrezzati di tutto punto e pronti a chiacchierare – per capirci – come facciamo noi romani al distributore di Sassacci sulla Flaminia. Bello, penso, mi sento a casa.

L’autostrada argentina non ha nulla a che fare con quella italiana. L’asfalto non è curato come il nostro, è permesso in alcuni tratti l’attraversamento a raso (!) e si può tornare indietro (!!!). Il nostro percorso in direzione di La Plata è stato abbastanza tranquillo, molto veloce, ma flagellato da un vento laterale molto fastidioso. Entrare nella stazione di servizio, dopo 70 km su una naked che non conosco, alla fine, mi è sembrata un’ottima idea.

Inizio a parlare con Gustavo. E’ un imprenditore tessile, è un padre di famiglia e un gran appassionato di moto. Lo ringrazio del giro e lui mi spiazza: “Sei italiano, ho visto che ti piacciono le moto e anche io sono come te, quando sono lontano, cerco sempre di fare un giro, ne affitto una e vado”. Cacchio ma ce lo avevo scritto in testa?!? Evidentemente i motociclisti si percepiscono uno con l’altro. Parliamo delle famiglie, dei viaggi (i miei in Europa, i suoi in sud America) e gli confesso il mio sogno di andare in moto in Patagonia. Lui, mi dice, ha i contatti per farlo, ma non ora che è in arrivo l’inverno australe, meglio verso tarda primavera, settembre o ottobre.

Poi gli chiedo della moto, la sua Ducati Sport Classic 1000 che mi ha prestato. “Bella, ma per me è piccola, sono alto un metro e 90 e non ci entro. L’ho comprata perché è una delle moto che bisognerebbe avere solo per guardale. L’ho pagata quasi 24mila dollari e ci ho fatto solo 500 km, volevo farla girare un po’…”. E qui entro in gioco io, lo “sgranchitore” di bicilindrici. “La settimana scorsa – prosegue – un tipo voleva comprarmela per 38mila dollari e non so se darla via“. Io quasi sputo il caffè (lunghissimo della stazione di servizio) e dico “Beh bella responsabilità che mi hai dato… Grazie”. Gustavo ha una filosofia molto easy in proposito “Sono per l’uso delle cose, se si rompono, pazienza è stata sfortuna”. Rispondo, “Comunque se torna il tizio vendila subito la Ducati”. Lui sorride e annuisce.

Tornando indietro a lato autostrada ci fermiamo, entrando in una strada sterrata (!), allo spaccio di una fattoria. Uno spettacolo di norcineria. I prodotti sono tutti derivati dai nostri, salami, formaggio “romano” (pecorino), soppresse, ma anche brie e groviere. Gustavo fa la spesa perché a casa ha ospiti per pranzo e carica tutto sulla sua GS ADV.

Per me è il momento di contemplare la situazione. In moto, su una Ducati a 12000 km da casa, soddisfatto come un tossico con la dose in vena, grato di aver trovato un motociclista (grazie Gustavo!) con il quale poter organizzare uscite anche da questa parte del mondo. Godo.

 

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