Vintage Tour, Diario di Viaggio, Parte 1

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Non c’è estate che vogliano lassù che non mi prenda la fregola di partire. Lo scorso anno, mi sono permesso di arrivare al Sachsenring con lo scooter, quest’anno no, stavolta si fa sul serio.

C’è un compleanno da festeggiare, quello del VFR. La mitica sport tourer di casa Honda compie 30 anni, essendo stata lanciata sul mercato nel 1986 e siccome posseggo uno di quegli storici esemplari, mi sono deciso di mettere su strada il mio “VUF” e partire.

Diciamo che non ho un piano preciso. Ho solo un appuntamento intorno a  venerdì 5 o sabato 6 con un amico a Tarvisio. Mi sono detto, in giornate dal bollini colorati per le autostrade non posso certo mettermi nel casino ed ecco l’idea. Del resto che cos’è il genio se non fantasia, intuizione e velocità d’esecuzione?

Allora, via per la strada balcanica. La partenza presto di lunedì primo agosto è stata dettata da meri motivi di caldo, verso Ancona, dove solo 24 ore prima ho prenotato un posto per me e per il VF sulla nave per Zara. La partenza è alle 22, e con tutta la dovuta calma mi sono messo a snocciolare marce sulle statali da Roma, sulla Salaria fino al porto marchigiano. Con soste, per reidrtarmi, dato che l’anziana signora tra i suoi pregi non ha quello di essere fresca. Il V4 in viaggio ti butta addosso tutto il suo calore in un abbraccio a volte scottante, dunque è bene fermarsi per riprendere liquidi e fiato.

Con meno di due pieni, la vecchia mi ha portato agli imbarchi di Ancona, dove mi sono messo ad osservare l’umanità in partenza per le vacanze. Alla biglietteria incontri chiunque. La famiglia milanese che parte per le agognate vacanze, quella rom che cerca di saltare la chilometrica fila schierando un nonno mai più passato per la doccia, una mamma atipica, un padre che ha tutto tranne che affetto per il bambino vicino a se, lo deduco da come lo trascina.

Poi ci siamo noi, noi motociclisti, gente eterogenea ma genuina. Ce ne sono da tutte le parti d’Italia e d’Europa. C’è padre e figlio da Salerno che viaggiano con una bellissima Honda Crossrunner 1200, simpatici e equipaggiati. Ci sono i vespisti eleganti, c’è l’anziano tedesco in sella ad un MP3, che si muove con calma, fa quello che deve fare e va verso la sua nave. C’è la coppia dall’Olanda con una vecchia Suzuki GSXR1100, lei è carina e incinta, lui è giovane e forse quella sarà la loro ultima vacanza prima di diventare 3.

Io e il VFR sbrighiamo le nostre pratiche e siamo al molo davanti alla nave Rijeka, già un paio d’ore prima dell’imbarco ufficiale. E’ un altro momento di osservazione sociologica. Arrivano a piedi, in camper e in macchina. Naturalmente un addetto del porto si materializza quando il caos si è creato e si lamenta pure. Al momento di salire un marinaio inizia a legare la mia moto, gli dico: “Attentto che questa Honda è più vecchia di te, legala ma con rispetto”. Lui chiede l’età del mio ferro e conferma di essere più giovane.

Sulla nave c’è la meglio gioventù italiana che se ne va a fare baldoria in Croazia e poi ci sono io che ho solo la voglia di fare strada. Abbiamo poco in comune, ma siamo tutti sul ponte superiore quando la nave molla gli ormeggi e siamo ancora li, quando Ancona si fa lontana.

Lo sbarco a Zara è alle 6.30, puntuale a rimetterci l’orologio. Scendo nella stiva e trovo la mia Honda praticamente come l’ho lasciata, evidentemente è stata trattata con rispetto. Se solo 24 ore prima non avevo ben chiaro cosa avrei fatto, sulla nave sono riuscito a prenotare un appartamento solo per una notte a Novalija, sull’isola di Pago. Viaggiare nell’era di Booking.com ha i suoi vantaggi. Mi incammino, attraverso Zara e arrivo su una strada che si snoda tra le colline e dopo un bosco, si butta giù verso la costa. La vista è stupefacente.

La strada verso l’isola di Pago è molto bella, da percorrere appoggiando le marce per godersela, metro dopo metro. E poi c’è un vento micidiale, di quelli che ti porta via la ruota davanti, dove vuoi correre? Faccio il mio terzo pieno a Pago e lo pago poco, mi piace questo posto. Continuo a snocciolare le marce finché davanti a me non si palesa Novaljia, che guarda caso era un avamposto romano il cui nome antico era Navalia, ovvero il posto dove si coostruivano le navi, grazie ai legni delle foreste e per le cale riparate dove poter lavorare in mare senza problemi.

Novaljia è carina. Arrivo presto, alle 8.40 mi danno le chiavi dell’appartamento nel complesso Kristal Paris, il cui proprietario, gentilissimo, scambia volentieri due chicchiere con me perché mi confessa di aver vissuto a Roma oltre vent’anni fa. Decido di lasciare la moto a riposare e dopo una doccia, mi vado a fare una passeggiata. In giro siamo in pochi. Scopro che Novaljia ha tre discoteche e pare che siano tutti a smaltire la serata, come si fa in Costa Brava in Spagna per intenderci o a Riccione per capirci.

La vita inizia verso le 11, ma io sono stanco. In nave non è che abbia dormito molto e crollo sul divano della mia casa, per ben 30 minuti. Quando mi sveglio è ora di pensare a dove andare domani e sempre con la complicità di Booking mi metto alla ricerca di un posto verso nord. Voglio fare la costa e per questo decido di andare a Fiume (Rijeka). Trovo una sistemazione, pare anche questa buona, domani vi dico, il prezzo è 55 euro, prenoto.

Dopo Fiume, mi dirigerò verso Lubliana in Slovenia e poi da li verso l’Austria per arrivare al mio appuntamento di Tarvisio per tempo. Quello che accadrà dopo, lo si deciderà strada facenndo.

 

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