Quella presenza scomoda in Ducati

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Inutile girarci intorno. Inutile fare finta di nulla. C’è un collaudatore veloce, anzi tremendamente veloce che è meglio tenere in panchina.

Non solo perché per il momento lo vuole lui, ma anche per il fatto che un suo ritorno, potrebbe destabilizzare l’ambiente più di quanto non succeda adesso che è in panchina.

Casey Stoner, pensionato in attività, che si rimette il casco per “dare il suo contributo” nello sviluppo della Desmosedici, ha accanto un team di persone che lo ascoltano quando è in pista di tutto rispetto, capitanato da un ingegnere nell’ombra ma spesso decisivo quando c’è da mettere a posto una moto da corsa che si chiama Marco Palmerini. Ternano, ex Derbi, ex Aprilia, è arrivato in Ducati prima di Gigi Dall’Igna e da subito si è occupato del Team sviluppo della casa bolognese. Palmerini e Stoner, sono due personaggi chiave che se entrassero in pista come titolari sarebbero dolori. 

E invece sono in panchina, per scelta, entrambi. Il tecnico ha l’annoso compito di rendere – dietro le quinte – la D16 sempre più competitiva, come Stoner, che in aggiunta dovrebbe non far fare troppa brutta figura ai piloti titolari.

Negli ultimi test, quelli che si sono svolti in Austria, non c’erano i due piloti Honda ufficiali, che avevano provato il tracciato qualche settimana fa in sella alle “stradali” RC213VS, ma c’erano tutti gli altri e la Ducati ha fatto bingo piazzando i suoi due ufficiali Iannone e Dovizioso davanti a tutti e il suo collaudatore, Stoner, davanti agli altri.

Il problema australiano della Ducati è trasversale. Stoner fa gola a molti per un suo rientro. Mediatamente sarebbe una manna non solo per Ducati, ma anche per l’ambiente tutto, che per un attimo smetterebbe di cibarsi delle questioni di scaramucce tra il 46 contro il resto del mondo e delle amarezze generali del paddock. Sicuramente a chi il ritorno in attività di Stoner starebbe un po’ di traverso anche se poi i vantaggi ci sarebbero, è la Dorna. Non dimentichiamoci che Casey, andando via nel 2012, ha sbattuto la porta puntando il dito proprio sull’organizzazione, rea di rendere lo sport del motociclismo un bieco mercimonio.

Ma Stoner è e sarà un problema serio nel 2017. Si perché quando Jorge Lorenzo si metterà alla fine quella tuta rossa e bianca e salirà su quella moto che momenti ha fatto smettere di correre Valentino Rossi, beh, oltre al timore reverenziale per la nuova avventura, ci sarà da battere un collaudatore speciale, l’unico nella storia di Ducati capace di essere campione del mondo con la Desmosedici.

E non vorrei essere nei suoi panni…

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