Covid e guerra, la MotoGP inizia la stagione più complessa

Due anni di pandemia. Un anno di gare a singhiozzo solo in Europa, protocolli di accesso al paddock strettissimi, limitazioni per i componenti delle squadre nei siti di gara con divieti di uscire addirittura dagli hotel durante la permanenza.

Non basta. Ancora non basta. La situazione della guerra in Ucraina sposta ancora in alto tutte le asticelle di attenzione e non solo per la MotoGP.

Il calcio, che nel 2022 vedrà lo svolgersi dei mondiali in Qatar (dove la stagione delle moto inizierà il 6 marzo), ha già qualche difficoltà. Le squadre di molte nazionali, infatti, non vogliono giocare contro la Russia, proprio per l’attacco all’Ucraina. La Fifa dovrà alla fine prendere una decisione: o fa vincere il mondiale a tavolino (ovvero senza partite giocate) alla Russia che non avrebbe davanti alcun avversario a voler giocare contro di lei, o dovrà squalificare la nazionale di Putin, creando un precedente. Ma se il calcio si è giocato anche prima della seconda guerra mondiale (subì uno stop dal 1938 al 1950), la MotoGP e più in generale il motomondiale, una crisi simile non l’ha mai vissuta.

La prima gara con i “motorini” di respiro mondiale risale infatti al 1949, con le tre categorie 500, 250 e 125 cc. Mai in tempi moderni si è iniziata una stagione di gare con lo spettro di una guerra mondiale.

La Dorna, che organizza il circo, fino ad ora ha saputo difendersi dal Covid, ma ora dovrà avere gli occhi sempre più aperti. La società spagnola, al contrario di quanto accade in F1, non deve organizzare una gara in Russia e non ospita piloti di quella nazione.

C’è solo la MV Agusta nella Moto2 che ha evidenti tracce di Russia nel suo capitale sociale. La squadra gestita da Giovanni Cuzari che schiera anche il nostro Simone Corsi con lo spagnolo Marcos Ramirez, porterà nel mondo i colori della casa di Schiranna (il tricolore dunque), ma non bisogna dimenticare che ha la famiglia russa Sardarov ne è al comando grazie a un aumento di capitale dal fondo di investimento lussemburghese del gruppo anglo-russo Black Ocean dell’attuale presidente e Ad della casa lombarda Timur Sardarov che è anche uno dei principali produttori di idrocarburi russi.

L’attenzione della guerra unita alle precauzioni della pandemia che come sappiamo, grazie ai vaccini e alla stagione in miglioramento, sta allentando la sua presa, condizionerà ancora di più la Dorna che presto dovrà iniziare a mettere in pista il suo spettacolo mondiale. La priorità sarà quella di mettere in sicurezza il paddock ancora di più, ma questo forse potrebbe allontanare sempre di più il pubblico dagli spalti, soprattutto in aree sensibili come possono essere le gare in Germania e in Finlandia, che è stata recentemente minacciata proprio dalla Russia.

Chiaro è che qualsiasi sport potrebbe essere messo “in pausa” se qualcosa di veramente brutto dovesse accadere. E questo speriamo di non viverlo MAI.

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