No, non è uno scherzo. Il primo aprile per il paddock del moto mondiale in Argentina, però, ha tutto il sapore di una beffa ben orchestrata. In quello che dovrebbe essere il primo giorno di prove libere sul circuito di Termas de Rio Hondo, non si sentiranno motori rombare, ci saranno solo passi veloci dei team manager avanti e indietro tra l’ufficio della IRTA e quello della Dorna per capire dove sia il loro materiale. Mancano all’appello diverse casse di alcuni team della MotoGP e delle classi minori, comprese quelle di molte assistenze di caschi e gomme.
Cosa è successo? “La Guerra in Ucraina ha complicato le cose – ha detto ieri in conferenza stampa Carmelo Ezpeleta, CEO di Dorna – c’è stato un guasto a un aereo cargo e non si è trovata una soluzione in tempo”.
Di come funziona la logistica delle corse, mi sono occupato in questo video durante il primo lockdown della pandemia nel 2020, nell’intervista a Pier Carlo Bottero di SEL, società che in passato gestiva i trasporti anche per la MotoGP, il fattore tempo usciva come fondamentale.
Quindi mettiamo insieme le cose. Iniziamo col dire che, no la Guerra in Ucraina non c’entra nulla e che volendo un altro cargo si trovava agevolmente.
Parliamo della disponibilità dei trasporti aerei. La Guerra iniziata dalla Russia, di fatto ha liberato un gran numero di aerei per lo spostamento delle merci, poiché le compagnie di trasporto si sono trovate dal 24 febbraio, ovvero dall’inizio delle sanzioni a Mosca, senza poter servire l’enorme mercato della Russia. A dire il vero nel conflitto è andato perduto l’unico Antonov Mria, ovvero l’aereo cargo più grande del mondo, ma questo velivolo non era comunque coinvolto nella logistica della MotoGP. Quindi la Guerra non ha complicato le cose.
Il tempo è un altro fattore tirato in ballo da Ezpeleta. Ma anche qui i conti non tornano perché o i trasporti dall’Indonesia verso il Sud America sono iniziati tardi, ovvero solo qualche giorno prima dell’arrivo delle casse previsto sul circuito argentino, o si è cercato di risparmiare il più possibile ritardando le partenze per non spendere denari in magazzini transitori. Credo nella seconda ipotesi. Quella del risparmio che è stato ricercato anche nella soluzione del problema dell’aereo cargo guasto fermo in Africa. Una volta constatata l’impossibilità al volo, il vettore ha il diritto di fermare l’aereo per le riparazioni, senza cercare obbligatoriamente di “proteggere” le merci su un altro volo per rispettare i tempi, come normalmente accadrebbe con un aereo passeggeri. Sapendo questa clausola, la Dorna avrebbe dovuto muoversi per cercare un altro aereo (di cui c’è disponibilità), ma questo avrebbe comportato un esborso aggiuntivo di (mal contati) circa mezzo milione di euro. Forse la società spagnola ha preferito aspettare, sperando che la situazione si sistemasse da sola in qualche modo, fatto sta che a oggi non si sa bene se si potrà correre il GP di Argentina.
Pensate se non si corresse. In Argentina aspettano da 2 anni questa gara, cioè, l’ultima che hanno visto era nel 2019. Avendo vissuto fino al 2020 in quel Paese, vi posso assicurare che la voglia di vedere le moto correre è veramente tanta. Il promoter locale, poi, per le varie crisi economiche che ci sono state dal 2020 in poi, non ha nemmeno rimborsato i biglietti a chi li aveva acquistati prima della pandemia. Dunque a Rio Hondo si stanno riversando fiumi di argentini e cileni (per vicinanza geografica) che hanno già il biglietto in tasca e che vogliono vedere le moto e vogliono rilassarsi dopo aver perso potere di acquisto per l’ennesimo fallimento della loro nazione e per aver passato la più lunga quarantena del mondo, durata ben 9 mesi. Quindi a conti fatti ci saranno circa 130 mila persone che vogliono vedere le moto correre, da oggi.
Non si può non correre nemmeno lunedì, anche perché dopo Termas, si va dritti in Texas ad Austin. Quindi, siamo davanti a un paradosso logistico organizzativo, che potrebbe davvero far fare una figuraccia agli organizzatori del mondiale, oltre al danno per le squadre e alle TV che hanno pagato a caro prezzo i diritti del circus, con la possibilità di creare un domino incontrollato di eventi che potrebbe pregiudicare ben due gare, forse troppo ravvicinate (anche con l’Indonesia).
Quindi, no, non c’è niente da scherzare.
UPDATE
Il volo con le casse mancanti del paddock è in viaggio. Da Mombasa in Kenia è ora fermo a Lagos in Nigeria per uno scalo tecnico. Si tratta di un Boeing 747 200 freighter codice di registrazione EX-47001 costruito nel 1987 (35 anni), di Aerostan compagnia del Kirghizistan ex URSS partito dal Lombok il 30 marzo, quindi in ritardo. Pare chiaro ormai che Dorna abbia usato la Guerra in Ucraina come scusa per aver fatto partire tardi le casse dalla Tailandia. Quello che ancora non è chiaro è se e quando il vecchio Boeing ex sovietico arriverà all’aeroporto di Tucuman e poi a Termas de Rio Hondo.
Il volo BSC4042 con a bordo il materiale mancante per il Gp d’Argentina ha lasciato Lagos alle 13.13 ora italiana. E’ diretto verso il Sud America e probabilmente dovrà fare un altro scalo tecnico in Brasile prima di arrivare a Tucuman. Verosimilmente i team coinvolti nel ritardo faranno nottata per preparare le moto e i box in vista della serratissima giornata di sabato, quando si svolgeranno prove libere e ufficiali insieme.
L’aereo non è più raggiungibile e visibile dal sito Flightradar24, evidentemente qualcuno ha suggerito di spegnere il trasponder. Tanto basta a capire l’imbarazzo che Dorna sta vivendo per questa situazione kafkiana. Comunque, se facciamo due conti, le casse potranno arrivare in pista verosimilmente nella notte/mattina di sabato. Questo renderà la vita difficilissima ai meccanici, che dovranno ripristinare le moto, che sono state caricate così com’erano dopo la gara di Lombok. Dopo sarà il turno dei piloti che dovranno comunque fare delle qualifiche su una pista dove non si corre dal 2019 e che verrà affrontata con gomme e moto diverse da allora e mettiamo anche il fatto che l’asfalto non è gommato perché nessuno ha girato venerdì. Sarà un sabato difficile sia per i meccanici che per i piloti, al limite della sicurezza.