Mondiale finito (benissimo), ricomincia il Mondiale con i test

E’ finita la stagione 2022 e non poteva finire meglio. Francesco Bagnaia ha regalato il mondiale piloti a Ducati che non lo otteneva dal 2007, da Stoner per intenderci.

A Valencia, nell’ultima gara, Bagnaia, comprensibilmente nel “pallone” per il mix delle emozioni che hanno montato dall’inizio del week end, ha chiuso nono e questo è bastato per sfilare dalla testa del francese Fabio Quartararo la corona del migliore. Ducati+Bagnaia+Gigi Dall’Igna, il risultato è successo.

Il titolo del pilota piemontese è certamente anche quello dell’ingegnere veneto. Dall’igna, già vincitore di mondiali in 125, 250 e Superbike ai tempi dell’Aprilia, ha finalmente centrato il bersaglio grosso, quello del titolo della MotoGP. Ed è solo l’inizio, perché ora le moto di Borgo Panigale, firmate dall’ingegnere del nord est sono le moto di riferimento assoluto della classe regina.

Il martedì dopo l’ultima gara del calendario è tradizionalmente il giorno che riapre la stagione dell’anno successivo. E’ il primo giorno di scuola per tutti i piloti (e i tecnici) che cambiano squadra, ed è un po’ il termometro di delle forze in campo per l’anno successivo.

Dopo due anni di stop allo sviluppo dei motori, voluto da FIM e Dorna per limitare i costi in tempi pandemici, dal 2023 potranno essere sviluppati i propulsori, cosa che Yamaha e Honda volevano ardentemente. Non solo, va avanti anche il miglioramento dell’aerodinamica, filone aperto proprio da Dall’Igna in Ducati.

Ecco dunque, il primo giorno della nuova stagione si è concluso con una serie di spunti importanti.

Il primo: Marc Marquez ha tolto la tuta dopo la pausa pranzo, deluso dalla piega presa dagli ingegneri giapponesi nello sviluppo della Honda Rc213V.

L’otto volte iridato ha detto chiaramente che ad oggi la moto che ha provato non gli consente di pensare di poter lottare per il titolo dell’anno prossimo. Parole dure e chiare che mai prima d’ora Marquez, sempre diplomatico con Honda, ha pronunciato. Da osservatore lontano potrei intravedere una crepa enorme nei rapporti tra il pilota spagnolo e la Casa giapponese, spero di sbagliarmi.

In casa Yamaha c’era attesa per la nuova M1. Fabio Quartararo che aveva avuto buone sensazioni nei test precedenti a quello di Valencia, ha terminato la sessione nella giornata di ieri con l’amaro in bocca. La moto è cambiata a livello di motore, telaio (c’erano 7 esemplari di M1 nel box del francese) ed aerodinamica. Le attese però non sono state rispettate. L’ex iridato è sembrato anche lui infastidito dal fatto che la nuova Yamaha non sia competitiva nei confronti delle Ducati. La preoccupazione aumenta anche nel box blu, anche perché dal 2023 la squadra ufficiale sarà la sola in campo con le M1, visto che il Team RNF è ormai passato alle Aprilia.

Lato cambio casacca. Iniziamo da chi sorride. Miguel Oliveira, passato da KTM ad Aprilia nel team RNF ha chiuso la sessione con un sorriso da orecchia a orecchia. La moto italiana è sembrata più equilibrata, più stabile e più facile in generale della sua vecchia cavalcatura austriaca e infatti i tempi sul giro (benché non indicativi in una giornata di test) lo hanno testimoniato.

Jack Miller ha cercato di capire che moto avesse tra le mani. Dopo anni in sella alla Ducati il pilota australiano (che è stato seguito in KTM anche da alcuni ingegneri provenienti da Borgo Panigale) si è concentrato sulla conoscenza delle reazioni della moto al suo stile di guida, presto dunque per capire se il cambio di moto possa renderlo più veloce degli anni scorsi. Sempre in casa KTM c’è stato il debutto di Augusto Fernandez (neo campione del mondo della Moto2) e di Pol Espargarò sulle rebrandizzate GasGas. Per Pol è stato un ritorno dopo la parentesi Honda dove ha sbattuto più moto a terra che messo punti in campionato, per Fernandez c’è stata la conferma che la MotoGP è una bestia molto diversa dalla Moto2 (che a questo punto uno si chiede: ma serve ancora questa classe di mezzo?).

Alex Marquez ha fatto un martedì di prove opposto a quello del fratello maggiore. Il pilota spagnolo è passato dalla Honda LCR alla Ducati GP22 del Team Gresini cogliendo subito sensazioni positive. La moto italiana, ha rilevato il pilota, è più facile da guidare della giapponese, va più forte e dà più confidenza.

I due ex piloti Suzuki Joan Mir e Alex Rins hanno iniziato la loro avventura in sella alle Honda. Rins che ha vinto l’ultimo GP della stagione 2022 e l’ultimo della storia di Suzuki nel mondiale, ha macinato chilometri, cercando prendere confidenza con una RC213V tutto fuorché amichevole.

Tra quelli che hanno iniziato il 2023 con il sorriso c’è Enea Bastianini che è entrato finalmente nel box Ducati ufficiale (e campione del mondo), con tutto un lavoro nuovo da fare, ovvero quello dello sviluppo. Ducati, come ho già scritto ha portato molte novità aerodinamiche, tra le quali anche una carenatura modificata nella zona inferiore con scalino tipo Aprilia. A proposito delle moto di Noale, come le Ducati vanno bene, o almeno sono andate molto bene nei test, un po’ meno in gara, dove si sono riturate entrambe le RS-GP di Aleix Espargarò e Maverick Vinales.

Queste le prime impressioni sul 2023, manca vedere cosa accadrà veramente con le Sprint Race e bisognerà anche capire le parole di Lin Jarvis che ha affermato come sia tutto da quantificare nel dettaglio il cambiamento economico di questa novità al netto dello spettacolo.

Un messaggio chiaro, del tipo, se i ritorni non ci saranno, sarà difficile giustificare ai giapponesi questo campionato. Attenzione, le case del sol levante stanno molto attente al legame tra vendite e corse. Yamaha, Suzuki e Honda, non stanno più vendendo moto per l’immagine che arriva dalla MotoGP, piuttosto si rivolgono sempre di più a mercati dove si vendono poche moto e tanti scooter.

Suzuki ha già fatto la sua mossa – dettata più che dai risultati sportivi (fantastici), dal controllo di gestione – non è detto che qualcuno tra le due sorelle rimaste non decida di fermarsi a pensare se il gioco (sempre più caro) valga la candela.

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